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Per la biografia di Giovanni Boccaccio

Francesco Torraca
Società Editrice Dante Alighieri, 1912, pagine 432

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   reggono a un esame, non dirò più accurato, ma più sereno. E qual peso attribuire al racconto del confortatore di Clonico? Stava un giorno in segreta parte con la sua donna, quando passò un bel giovine, « il quale ella riguardò, e poi un pietoso sospiro gittò; la qual cosa vedendo, egli disse: Oimè, sono io sì tosto rincresciuto, che voi per la bellezza d'altro giovine sospiriate? Ella, tornata nel viso di nuova rossezza dipinta, con molte scuse, giurando per la potenza de' sommi iddii, si cominciò ad in-gegnare di farmi credere ciò che per lo sospirare aveva pensato; ma ciò fu niente....» 11 caso spiacevole, a parere del Crescini e del Della Torre, avvenne al Boccaccio; giacche, « sotto le spoglie » del geloso, egli ha rappresentato, « secondo il suo solito », sè stesso. Or, lasciando stare che guardar un bel giovine e sospirare non sarebbe delitto da punire nel Oocito dantesco; che una donna può amare sinceramente, fedelmente un uomo, e una qualche volta, sotto una forte impressione, invidiare per lui, desiderargli la maggior bellezza e le altre doti di un altro; pure ammesso, ed è discutibile, che il Boccaccio parli per bocca di Clonico; come si dimostra che la donna del geloso non possa essere se non Maria? Bicorrendo alla testimonianza delle rime, della quale sappiamo già che cosa pensare.
   cioè il non aspettarsi quel tradimento, & al turbato il poeta che egli va per la sua via oome smarrito ». (The curioso uso del verbo sperare avrebbe, qui, fatto il Boccaccio i Quella fine, che egli, mentre componeva il sonetto, non sperata, era la fine del suo lungo martirio, il compimento delle sue brame. Si volti la pagina, e si legga, nel sonetto LXXXVI :
   come sperare posso meraè? come fine all'ardore che quanto meno spero 6 più cocente 1