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Per la biografia di Giovanni Boccaccio

Francesco Torraca
Società Editrice Dante Alighieri, 1912, pagine 432

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   — 7<> -
   punto capolino la figura di un altro ganzo, al quale Maria o Fiammetta si sia conceduta. Nel Filostrato, Criseide tradisce Troilo ; ma questo tradimento non è invenzione del Boccaccio, l'avevano raccontato prima di lui Benedetto di Sainte-Maure e Guido delle Colonne.
   Il fortunato rivale è stato rinvenuto soltanto nelle rime. Premettiamo che un ordinamento cronologico di esse è « sventuratamente impossibile » ('), e ben poche si posson ritenere con sicurezza ispirate da Maria - quelle, voglio dire, in cui ricorrono le parole fiamma e fiammetta. Per conto mio, credo si possa sinanche dubitare di riferire all'amore per lei i sonetti balani. Forse che ella sola frequentava le incantate rive e i sanissimi bagni di Baia? In tutte le rimanenti, l'assoluta mancanza di particolari concreti è tale, da render vano ogni tentativo di assegnare le une piuttosto che le altre ad uno piuttosto che ad altri de' molti amori del loro autore. Anche ammettendo, col Grescini, « che la maggior parte almeno delle liriche amorose del nostro si riferisca a Fiammetta » (2), in qual modo assicurarsi che sieno del numero i due sonetti e il madrigale, in cui si allude a un rivale?
   Il primo sonetto (IV) è la ben nota imprecazione Ferir possa il tuo nome, Baia,
   che hai corrottola più casta mente che fosse in donna colla tua licenza, se il ver mi disser gli occhi non ha guari; laonde io sempre viverò dolente, come ingannato da folle credenza: or foss'io stato cieco non ha guari!
   (') Manicarci e Masskra, 32,