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Per la biografia di Giovanni Boccaccio

Francesco Torraca
Società Editrice Dante Alighieri, 1912, pagine 432

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   — 74 -
   chi sonetti, ne' quali si son voluti vedere indizi e testimonianze del « tradimento » di Fiammetta, potettero essere ispirati dall'abbandono di Abrotonia. La pessima vita, la grave doglia, le angosce, che, secondo la prosa dell'olmeto, costei fece patire a Giovanni, traducono il pianto doloroso, lo sbigottimento, il martirio delle rime. Dopo un lungo viaggio, « fatto d'inverno certamente », egli tornò, e trovò la sua donna tutta cambiata:
   trovo mi sdegni, e non so per quai merti.
   Il viaggio sarà stato la « iniquità », non altrimenti dichiarata, per la quale Abrotonia, « non so da che spirito mossa », giudicò indegno Caleone del suo amore. Perchè il Boccaccio sarebbe andato lontano da Napoli, percorrendo mari e monti, dopo che, abbandonata la mercatura, s'era messo a studiare diritto canonico ? Molto più probabile è che avesse fatto quel viaggio per ragioni di commercio, quando non ancora amava Maria; infatti, di esso tacciono YAmeto e la Fiammetta. Altrove (son. XXX) leggiamo:
   ... l'angoscia ch'io sostegno o per lo suo o per lo mio errore, veggendo me della sua grazia fore esser sospinto da crudele sdegno.
   Questi versi paiono scritti una delle molte volte, che egli ricercò la grazia di Abrotonia, perduta, la quale mai potè riavere.
   * * *
   Non intendo punto, dopo tanti secoli, di vestirmi la toga dell'avvocato ufficioso per difendere dalle calunnie Maria d'Aquino; ma, per la verità, per