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Per la biografia di Giovanni Boccaccio

Francesco Torraca
Societŕ Editrice Dante Alighieri, 1912, pagine 432

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   — 71 -
   Abrotonia (senza sangue, pallida ?) — si equivalgono. A questo proposito, non sarŕ inutile ricordare che il fagiano era confuso col gallo silvestre (l) ; che, nel Filocolo, la Francia (Gallia) č chiamata « il bianco paese » ; e che, neil' egloga XII, Aristeo, cioč Giovanni Boccaccio, si vanta d'essere stato amato da Galatea prima che da Fillide.
   La critica non č stata indulgente a quest'egloga, nč alla seconda. Lo Zumbini ha giudicato la contenenza di entrambe semplice amplificazione diluita e allungata « di alcuni luoghi di due egloghe virgiliane, tutta vestita di forme prese da ogni parte della Buccolica del poeta latino » (2). Con tutto il rispetto dovuto all'opinione dell'illustre amico, io credo, ed ho tentato di mostrare, che un substrato storico, o piuttosto biografico, non manchi nella prima sotto le forme e i colori virgiliani; e credo pure che qualche cosa di vivo, di veramente sentito, vi sia. Due luoghi mi paiono specialmente notevoli. Il primo č quello, in cui, con felice invenzione e garbata rappresentazione, vediamo Galla, incerta tra il pudore e l'amore, andar a raggiungere Panfilo, cercando di non dar troppo negli occhi, di nascondere la sua intenzione:
   Venit et illa quidem catulis sodata duobus, illis illudens manibus, succinctaque raměs, Voce ciens comites, ne forsan longius iret Pamphilus...
   (!) W. Skeat, nelle note al Parlement of fowles di G. Chaucer, cita dallo Specillimi di Vincenzo di Beauvais, XVI: « Fasianus est gallus sylvaticus ».
   (3) Le egloghe del Boccaccio, nel Oior. stor. d. Lett. ita/. VII, 99. t!fr. Crescisi, Contributo, 249,