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Per la biografia di Giovanni Boccaccio

Francesco Torraca
Società Editrice Dante Alighieri, 1912, pagine 432

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   — 67 -
   giovane ninfa chiamata Pampinea, fattomi del suo amore degno, in quello mi tenne non poco di tempo; ma a questa la vista d'un'altra chiamata Abrotonia mi tolse e femmi suo. Ella certo avanzava di bellezze Pampinea e di nobilita, e con atti piacevoli mi dava d'amarla cagione. Ma poi fattomi de' suoi abbracciamenti contento, quelli mi concesse non lunga stagione, però che, io non so da che spirito mossa, verso di me turbata, del tutto a me negandosi, mi era materia di pessima vita. Io ricercai molte volte la grazia perduta, nè quella mai potei riavere. [Egli fa un ultimo disperato tentativo, ma è duramente respinto]. Certo io estimo che il dolore della impaziente Bidone fosse minore che '1 mio quand'ella vide Enea dipartirsi; ma tacerollo, però che in vano gitterei le parole, pensando che la menoma parte a pena se ne potrebbe per me esplicare; ma così dolente la mia camera ricercai, nella quale solo, più volte l'angosce mie, come Ifi o Bi-bit, miseramente pensai finire.
   Non dimentichiamo i cantati versi per Abrotonia, de' quali è cenno nel seguito del racconto. — Orbene, Alleiram « era di bellezza oltre modo dell'altre splendidissima, e d'alta progenie aveva origine tratta » : invaghitosi di lei, Idalagos, con « pietoso stile », lungamente usa « le ornate parole »; riesce a conquistarla, e vive « per alcuno spazio di tempo contento »; ma poi ella lo pianta, e si dà a im altro.
   Ma la non stante fede de'femminili cuori, parandosi davanti agli occhi di costei nuovo piacere, dimenticò com'io già le piacqui, e prese l'altro.
   Quanto tia 1 dolore di perdere subitamente una molto amata cosa, e massimamente quando col proprio occhio in altra parte trasmutato si vede, il dirlo sarebbe perder parole, perciocché so che il sapete ; ma non per tanto con quello, ad ogni animo intollerabile, la speranza di riacquistarla mi rimase, nè per ciò risparmiai lagrime nè preghi nè affanni. Ma la concreata nequizia a niuna delle dette cose prestò udienza, nè concedette occhio, perchè io per affanno in tribulazione disperato rimasi, morte per mia consolazione cercando, la