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nella mente concetto da poco regolato appetito, il quale a ninno convenevol termine lo lasciava contento stare » — di aver amato Maria d' amore oltre ad ogni altro fervente, « il quale ninna forza di proponimento o di consiglio, o di vergogna evidente, o pericolo che seguir ne potesse aveva potuto nè rompere uè piegare » ('). Siamo giusti: con uti amante di questa sorta, non dovette essere un paradiso la vita della povera Maria. Si comprende che qualche volta, più di una volta, ella avesse mostrato di volere, o veramente voluto spezzare la sua catena. Ma
nelle scole d'amor che non s'apprende?
Si apprende, tra l'altro, a far intravedere che si è disposti ad accogliere o cercare consolazioni o distrazioni; si apprende a minacciar velatamente che si finirà col partire per sempre, se la finzione giovi a ricondurre a più miti consigli, a placar la donna, che, in fondo all'animo, non si creda inesorabilmente sdegnata, irrimediabilmente perduta.
Phyllida lìemophoon praesens moderalius ussil : exarsit velis acrius illa datis.
(') Introduzione al Decameron. Questa leale confessione del Boc -caccio oppone formidabile e, credo, insuperabile ostacolo a chi giudica la Fiammetta « non altro in fondo che una larvata e sottile vendetta dell'umile scolare schernito da una donna d'antica nobiltà e supposta figlia di un re » — « romanzo suggerito dal desiderio di vendicarsi dell'infedeltà di lei». C'Ir. E. Rossi, Dalla mente e dal more di G.B.\ Bologna, Zanichelli, 1900, 139 ; Gigli, pref. alla Fiammetta, (>. Accingendosi a tradurre la pagina qui citata, I'Hutten, 172-73, osserva che, « tra le poche cose della vita spirituale di lui (Boccaccio) che noi possiamo affermare con vera fiducia, sono : che non dimenticò mai Fiammetta, clic non liberò mai se stosso dal ricordo di lei ». Nondimeno, il biografo inglese non dubita de1 molti amori e del tradimento di Fiammetta.