— r>i -
prieghi turati gli orecchi, e i falsi amici m'hanno lasciato, e il buono non mi può aiutare: quale io stea ornai pensatelvi (').
La memoria e l'imaginazione lavorano ad accumulare. intorno alla picciola navicella e al misero nocchiero, turbine e tempesta, venti furiosi e venti contrari, onde tempestose e onde torbide, minacce di cielo e minacce di morte, la bussola, le vele, i timoni, e la stella sparita e il porto salutevole e il non saprei qual porto ; il cuore tace. Parla così un uomo straziato dall'angoscia della perdita della donna, che ama sopra ogni cosa al mondo, dall'offesa della ripulsa, dalle punture della gelosia ? Chi
(!) Cfr. Filocolo, I, 8: « O giovani, i quali avete la vela della barca della vaga mente drizzata a' venti che muovono dalle dorate penne ventilanti del giovane figliuolo di Citerea, negli amorosi pelaghi dimoranti, disiosi di pervenire a porto di ea'ute.... ».
Ovidio, Ex Ponto, III, vi, 29 :
Obraerit saevis quum tot Deus (lequoris undis.
A. da Settimello, I, 41-42, 99-102, 127-28 :
......noveri-ani
Senlio Fortunam, quae modo mater erat ¦.. Obruor oceano, saevisque reverberor undis;
nesciet Itine redittim «tersa carina smini. Decidit in cautes incauta carina. Procellas
sustinet innumeras invidiosa ratis.... Me domini, sodi, noti, quoti mai/is est et amici, prò sceìus! in medio desertiere mari.
Canzoniere palatino 418, 81:
E son rimano com' ohi rotto in mare, «offrendo gran pcsauza ; la tempesta m' avvolge e nuli' om man mi porge, e veggionmi perir tutt' i miei amici, amici no, ma truovoli nemici.
Non 6 necessario riferire i versi di Dante.