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Per la biografia di Giovanni Boccaccio

Francesco Torraca
Società Editrice Dante Alighieri, 1912, pagine 432

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

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   Quando ogni preghiera era stata vana, ogni speranza per sempre svanita, egli avrebbe scritto l'ultima pagina del Filocolo, come se non gli fosse mai passato per la mente nemmeno il più lontano dubbio di poter essere rifiutato e, peggio, posposto ad un altro ?
   Quella pagina ci dice irrefutabilmente d'essere stata scritta prima che il Boccaccio avesse composto il Filostrato e la Teseide. Egli vi manifesta la modestia e la trepidanza di chi, giovine e ignaro, avventura al pubblico il suo primo lavoro.
   (0 piccolo mio libretto) conciossiacosaché tu da umil giovane sii creato, il cercare gli alti luoghi ti si disdice, e però agli eccellenti ingegni e alle robuste menti lascia i gran versi di Virgilio.... E quelli del valoroso Lucano, ne'quali le fiere arme di Marte si cantano, lasciali agli armigeri cavalieri insieme con quelli del tolosano Stazio ('). E chi con molta efficacia ama, il sulmontino Ovidio seguiti, delle cui opere tu se' confortatore. Nè ti sia cura, di voler essere dove i misurati versi del fiorentino Dante si cantino, il quale tu, siccome piccolo servitore, molto dei reverente seguire. Lascia a costoro il debito onore, il quale usurpare con vergogna t'acquisterebbe danno. Elle son tutte cose da lasciare agli alti ingegni.
   Sostenga, il libretto, le riprensioni de' più savi, e si disponga all'ammenda secondo il loro diritto giudizio ; non si curi del cinguettar de' folli ; s'ingegni di piacere a chi lo guarda benevolmente ; nel cospetto di tutti, del suo rolgar parlare gli sia scusa il comando ricevuto da Maria (di comporlo « volgarmente parlando »). Sarebbe stato così riguardoso il discorso, così umile il tono, se il libro fosse stato
   I1) L'ediz, del 1594 ha napolitano. Filippo Giunti, o chi per lui, credè il Poccaccio meg'io informato di Dante e del Petrarca i Ma non aveva letto l'amorosa visione ? — Cfr. Hortis, 408.