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Per la biografia di Giovanni Boccaccio

Francesco Torraca
Società Editrice Dante Alighieri, 1912, pagine 432

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   — 42 —
   L'Ameto non fu « certamente » composto in Firenze dopo che l'autore vi ebbe fatto ritorno da Napoli ? Sarà difficile, forse impossibile, sciogliere l'enigma. Si potrebbe pensare ad aggiunzioni posteriori di qualche anno alla prima redazione del poemetto ; ma le incongruenze prodotte dalle aggiunzioni non farebbero molto onore all' accuratezza dell' autore. Oppure supporre si fosse egli, con l'imaginazione, trasportato al tempo anteriore al compimento degli amorosi desìi, e l'avesse rappresentato come trascorso da poco mentre scriveva, senza curarsi d'informare il lettore del gran salto, che gli piaceva di fare indietro, nel passato ormai lontanissimo. Che la prima ispirazione gli fosse venuta quando aveva innanzi, in persona, la bellissima donna, è attestato dal primo de' tre sonetti (') dell'acrostico :
   Rimirandovi un dì subitamente bella, leggiadra ed in abit'uinile, in volontà mi venne con sottile rima trattar.....
   Interpretata rettamente l'Amorosa visione, riesce men difficile capire come l'amore del Boccaccio fosse potuto durare sei anni; e, d'altro lato, si capisce, senza ricorrere a supposizioni inverisimili, perchè la composizione del Filocolo, per un certo tempo interrotta o condotta di conserva con quella del Filostrato e della Teseide, dovett' essere all' autore « più anni graziosa tatica ». Giova, inoltre, ricordare che, nel romanzo, Florio, tornato a Napoli, dopo il suo viaggio e le sue avventure in Egitto, dice a Caleone non essere « ancor molti anni passati » da quando s'erano trovati insieme « con la
   (') L' Hutten li prende per ballale.