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al ventunesimo anno. A vent'anni, Affrico ci si presenta. nel Ninfale flesolano, perfettamente imberbe:
Un giovinetto, ch'A Urico avca nome, il qual forse vent'anni o meno aveva, senz'aver barba ancora, e le sue chiome bionde coin'oro. e *1 suo viso parea un giglio o rosa, ovvero un fresco pome.
Certo, il poeta dovette figurarselo così perchè poi potesse fargli indossare vesti femminili, e mescolarlo alle ninfe di Diana; ma non se lo sarebbe figurato se la sua esperienza non gli avesse insegnato, esservi giovani ancora privi dell' « onor del mento » a venti anni. Del resto, egli cominciò a metter barba 1111 po' tardi, se è vero che ciò gli accadde quando, dopo aver amato Galatea e Fillide (e aver composto versi volgari), fu preso dell'amore di Saffo (della poesia latina):
Me Oalatea din, me quondam Phytlis amavit et mollis tanugo genas mine serpere coepit (r).
(!) Ecl. XII; ma, forse, qui mine ha il valore di lune. — Non intenderei. con l'Hortis, 50, che Fillide fosse n orta. Proseguendo Aristeo dice che. avendo udito da Minciade (Virgilio) e da Silvano (il Petrarca) le lodi di Satfo, alloro