Le perizie psichiatriche. • 381
   Poiché questo, pel caldo, e intempestivo zelo di alcuui giovani avvocati difensori del Musolino, e per l'atteggiamento petulante e impertinente assunto da costui, minacciava di trasformarsi in uno spettacolo teatrale, noi periti giudicammo inutile l'assistervi per l'adempimento del nostro ufficio. Era davvero necessario che noi fossimo presenti a tutto quel succedersi incomposto di incidenti di procedura affatto estranei alla questione precisa su cui dovevamo rispondere? Era necessario, specialmente, che per formarci un concetto scientifico chiaro e sereno sulla psicologia dell'accusato, noi lo vedessimo agitarsi entro la gabbia e sollevare coi suoi sarcasmi, colle sue interruzioni, coi suoi atti, la ilarità del pubblico, e là entro sfruttare abilmente, colla sua astuta intelligenza e pronta pa-rolà, tutti gli arzigogoli d'una difesa allora tanto indisciplinata? A che poteva giovare, per noi, dopo le confessioni del reo, l'audizione della folla di testimoni chiamati a deporre sulle circostanze estrinseche dei reati, o su particolari che non avevano rapporto alcuno con le condizioni mentali dell'omicida? Appena qualche lume poteva derivarci dalle deposizioni testimoniali sulla eredità neuro-psicopatica della famiglia e sulla epilessia del Musolino; ma anche quelle, in un ambiente così saturo di sentimenti personali e interessati per un verso o per l'altro, erano da raccogliere con cautela e da usare con prudentissimo criterio di scelta.
   E però, fino dalla seconda udienza veramente utile del dibattimento, che fu quella mattutina del 18 aprile consecutiva all'autodifesa del Musolino', i due delegati del collegio peritale domandarono al Presidente di essere esonerati dall'assistere più oltre al dibattimento. «Noi (dissero in sostanza i professori Bianchi e Morselli) non abbiamo bisogno di questo spettacolo per esaurire il nostro compito di periti. Fortunatamente la psichiatria clinica possiede altri metodi di indagine,