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Biografia di un bandito
Giuseppe Musolino di fronte alla psichiatria ed alla sociologia
E. Morselli - S. De Sanctis
Fratelli Treves Editori Milano, 1902, pagine 424
I dibattimenti.
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affezione parentale, portavano a Lucca un riflesso della lontana disposizione psichica collettiva favorevole al bandito, e ripetevano i concetti laggiù popolari intorno alla giustizia ed alla legge.
Nelle sedute successive Musolino si mantenne sempre calmo ed ebbe agio di mostrare il suo discernimento nelle abili contestazioni fatte a dei testi pur essi abilissimi, come i delegati di P. S. Mangione e Wentzel, il capitano dei carabinieri Viola, ecc., che erano stati richiamati per desiderio della difesa rinforzatasi, ma inutilmente, di nuovi e più autorevoli avvocati.
Intanto il dissenso tra i troppi difensori si era accentuato, e venivano a pubblica conoscenza i motivi poco lodevoli del ritiro dell'avvocato prima scelto dal Musolino. L'opinione pubblica,. così abilmente preparata in principio del processo, oramai era seriamente scossa; le risultanze processuali, d'altra parte, avevano rivelato un Musolino ben diverso da quello che il popolo si era foggiato nella imaginazione. La sorella Ippolita e lo zio Filastò dovettero partirsene, perchè non vennero loro permessi ulteriori abboccamenti col bandito; la difesa (udienza del 10 maggio) tentava l'ultima prova per un rinvio del processo, denunziando alla Corte delle legittime suspicioni sul conto di alcuni giurati. La Corte però respinse l'istanza, e tutti gli avvocati, dopo diciannove laboriose sedute, in mezzo al generale malcontento, abbandonarono la difesa.
Così Musolino, privato dall'ambiente artificiale che i suoi sostenitori avevano voluto creargli intorno, sfatato nella sua duplice leggenda di innocente perseguitato e di eroe senza paura, abbandonato dai propri difensori, perdè il favore del pubblico ignorante ed avido di rumori e di sensazioni nuove. Ma, da allora in poi, egli guadagnò la pietà dei saggi e dei buoni. !