Stai consultando: 'Biografia di un bandito Giuseppe Musolino di fronte alla psichiatria ed alla sociologia', E. Morselli - S. De Sanctis

   

Pagina (396/447)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (396/447)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




Biografia di un bandito
Giuseppe Musolino di fronte alla psichiatria ed alla sociologia
E. Morselli - S. De Sanctis
Fratelli Treves Editori Milano, 1902, pagine 424

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Home Page]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   •3Ò8 GIUSEPPE MUSOLINO.
   della madre e del fratello dell'ucciso Marte, e quella di Zi-rilli. Musolino rimase imbarazzato e turbato alle invettive terribili del giovinetto, fratello della sua vittima, che gli gettò sul viso l'accusa di essere andato accompagnato e di soppiatto a uccidere, e che gli si rizzò contro sfidandolo : ei si limitò a sorridere, a contestargli qualche circostanza, ad affermare il proprio coraggio. Ma la disinvoltura era ostentata ; il suo viso sotto la espressione dell'ironia aveva quella del dispetto. A Zirilli, che gli diè del vigliacco, rispose concitatis-simo, e lo minacciò anche con questa frase : « Parola di Musolino, ti farò tagliare a pezzi»; ma non ebbe per lui — il più odiato e più coraggioso dei suoi nemici viventi — la collera che seppe avere contro la povera Zoccoli-Priolo. Questi fatti fecero dire a più di un giornale, e fecero pensare a tutti, che la leggenda eroica era sfatata dopo l'udienza del 3 maggio, con le deposizioni di Marte e di Zirilli.
   È da notare che il 3 maggio stesso Musolino si era incontrato per la prima volta nella camera di sicurezza con la sorella Ippolita e con lo zio Filastò, fatti venire dalla Calabria mediante una inopportuna pubblica colletta, per.... dare maggior lustro al processo. L'incontro pare fosse « emozionante » (nè si capisce il perchè non dovesse esserlo !) : Ippolita pianse dirottamente, ma Musolino, sebbene commosso, seppe secondo il suo solito mantenere il « dominio di sè stesso » : questo riferiva il Corriere della sera nei resoconti così obbiettivi concisi e lucidi di A. G. Bianchi. Egli baciò rispettosamente la mano allo zio, e questi, incoraggiandolo paternamentej gli disse che «presto o tardi la sua innocenza sarebbe stata palese, e che l'opinione pubblica gli era intanto tutta favorevole ». Strane parole, in vero, in un uomo che da tutti fu giudicato serio, equilibrato, intelligente. Ma noi abbiamo dimostrato che Gaetano Filastò ed Ippolita Musolino, pur essendo diretti dalla