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Biografia di un bandito
Giuseppe Musolino di fronte alla psichiatria ed alla sociologia
E. Morselli - S. De Sanctis
Fratelli Treves Editori Milano, 1902, pagine 424
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GIUSEPPE MUSOLINO.
che ore o di pochi giorni, ma talvolta possono anche protrarsi per dei lunghi mesi. Ecco che cosa ne dice l'Ottolenghi (1) :
Questo stato crepuscolare può continuare un eerto tempo ed essere cosciente ; avremmo allora, secondo noi, una specie di secondo stato epilettico „ in cui l'individuo ha coscienza di quanto fa, e quindi ricorda, ma agisce diversamente da quello che prima usava, commette una serie di atti immorali quasi continuati, più o meno evidentemente morbosi. In tale stato, in cui vi è la coscienza, ma manca il discernimento, ha luogo una scarica, diremo così, immorale, onde l'individuo, che prima non commise mai atti criminosi, per un dato periodo di tempo commette atti immorali contro le persone ¦e la proprietà. „
Ora ci ridomandiamo : si può dire che Musolino nel suo periodo criminoso « agì diversamente da quello che prima usava ? » non aveva egli prima «commesso mai atti criminosi?» i suoi atti furono davvero «evidentemente morbosi.... senza discernimento?» Ma poi sarebbe stato necessario che il presunto stato epilettico crepuscolare avesse presentato, taluno almeno, dei caratteri clinici positivi, che di esso hanno dato i vari autori e con più grande competenza il Krafft-Ebing. Ora, nel suo periodo criminoso Musolino non presentò mai confusione mentale, nè delirio allucinatorio', non attraversò stati sognanti o fantastici, nè tampoco',, come abbiamo dimostrato, rivelò idee deliranti o coatte.
A proposito però di quest'ultima nostra negazione dobbiamo ancora aggiungere qualche cosa. È sembrato a taluno che la delinquenza di Musolino non fosse epilettica nel senso stretto della parola, ma che potesse definirsi invece così : « azioni di un impulsivo ossessionato da idea fissa di vendetta. » Questa definizione è accettabile quando ci viene da persone profane alle discipline psichiatriche, poiché parafrasa in termini
(1) Citato da Pugliese, op. cit., pag. 82, in nota.