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Annali
,, Il Direttorio francese, prima che dallo strepito del cannone annunziati fossero i disastri d'Italia , palesò le sue intenzioni inverso alle potenze della Penisola. Ordinò a Bonaparte di separar gli Austriaci dai Piemontesi; di costringere il Be di Sardegna alla pace , sia colla forza delle armi , sia con minacce d'insurrezione; di porre a contribuzione Venezia e Genova ; d' impadronirsi per patti o per forza, della piazza di Gavi, appartenente a quest' nltima Repubblica ; di spogliar la Chiesa della Madonna di Loreto; di mettere a sacco i grandi istituti d'i ubblica nel Milanese , e d'in-
Tirolo.
Fra mezzo a questi ordini, nna parte de' quali si potea giustificare pel terribile diritto di guerra o per la sicurezza dell' esercito, e 1' altra era assolutamente inescusabile ; il Direttorio non avea mancato di aggiungere altra maggiore sventura ad una già per sè grande abbastanza. Voleva esso ad un tempo far prova di repubblicanismo , allontanando una persona, che forse non avrebbe veduta senz'inquietudine a petto dell'esercito francese ; e trovare un pretesto di rottura con Venezia. Luigi XVIII, Conte allora di Lilla , era negli stati della Repubblica di San Marco: il Direttorio chiese al Senato d' allontanarlo, e scrisse a tal fine una lettera , sottoscritta dal ministro Lacroix, la quale è un complesso d'assurdità, d'insolenza, di nequizia. Il Senato di Venezia ebbe la debolezza di cedere : il Leone dell' Adriatico aveva già perdute 1' ugne , e ornai perdeva il moto e la vita. Partecipò dunque al Conte di Lilla di abbandonare gli Stati veneti. Egli rispose sdegnato che restituir gli si dovesse 1' armatura che Enrico IV ebbe donata alla Repubblica, e che gli si porgesse il Libro d' oro , eh' egli di sua mano voleva cancellarvi i nomi de'Borboni. — Vane parole! Convennegli andarsene , lasciando ordine di ciò fare al Conte di Mardinof, ambasciatore di Russia ; commettendogli
seguire senza
Austriaci fino alle gole del