BOLOGNESI 401
latte col gesto e col carbone. Ma accaduto l'eccesso della notte suindicata, che diede occasione assai di sparlare ad ognuno pubblicamente, risolvette la nobile Marchesana di partire per Mantova, come fece nel giorno appresso: e così fu tolto quel convegno scandaloso e riprovevole.
Dal giorno primo, in cui arrivò in Bologna Alfonso d'Este, Duca di Ferrara, avendosi usate di molte pratiche e trattative per comporre un aggiustamento tra esso Duca ed il Sommo Pontefice sopra le vertenze del dominio che quegli teneva di Modena, Reggio, Rubiera, Cotignola e Ferrara, con infeudazione imperiale, anziché con investitura pontificia; e le differenze loro dopo assai dispute non riducendosi così presto ad alcun termine, perciocché conveniva al Pontefice che osservate fossero le convenzioni stabilite nella Dieta di Barcellona , specialmente circa il restituirgli le città di Modena e di Reggio, per averle unite agli stati di Parma e di Piacenza: perciò ninna cosa si trovava che fosse conciliativa e sufficiente per comporre i due Principi contendenti, a concordia. Interessando però a Carlo prima di partire da Bologna , di veder un qualche termine a sì ostinate differenze, si offerì mediatore e conciliatore ; chè preme vagli molto, in virtù della oontenuta pace, cessassero in Italia argomenti di nuove e gravi tur-bolenze. Il perchè Cesare, come s'era compiaciuto in grazia del Papa accogliere Francesco Sforza e rimettergli lo Stato di Milano, così s'intromise e parlò a favore di Alfonso con tanta efficacia, che alla fine da Papa Clemente e da questo Dnca fa conchiuso un accordo, e cioè di rimettersi in Cesare medesimo, non quale Imperatore ma qual Re di Spagna, per conoscere, con compromesso di ragione e di fatto, i diritti loro. E ad arbitrio suo giudicherebbe spassionato quanto fosse di giustizia, ed a termini delle leggi, intorno alle pretensioni ohe aver potessero sulle nominate città e sulle terre la Santa Sede e l'Imperio. Frattanto quelle