BOL OGNESI 489
dette condizioni, le infransero ; e taglieggiarono il castello di quattrocento ducati, se non voleva andare a sacco. — Rimorso e pena ai violatori d'ogni patto !
Da tutte parti recavansi avvisi di disastri. Fras-sineta e Montecalderaro erano state espugnate dalle genti della Chiesa, che vi predarono ogni sorta di armenti. Fiorentini, ferraresi, modenesi scorrevano al di qua de' confini, ogni - cosa mettendo a ruba* E se di speranza mostravasi ancora una fiammella, anche questa veniva spenta di subito. Un araldo del Re francese, giunto in Bologna esortava il Senato e spezialmente Giovanni ad accordarsi col Papa, chè Lodovico, benché repugnante, era costretto di Servire al Pontefice. Meglio poteva dire che un tal servigio gli apportava utilità; e tra il vantaggio ed il dovere non era dubbia in Lodovico la scelta.
Cotale dichiarazione, avvalorata dalla presa di Castel Franco, pareva che toglier dovesse ogni pensiero di difesa e di resistenza. Eppure , sperando forse nien duri patti , o reputando d' aver ancora tanta fermezza per poter resistere, vollero star saldi fino agli estremi, e fecero dar opera a nuove fortificazioni. Per volere del Senato si presero a costruir tre bastioni dentro la città : 1' uno da Porta santo Stefano alla Maggiore, un altro presso al Convento di sant'Agnese, il terzo al Monistero delle Grazie.— Nuova mostra fu fatta delle milizie bolognesi a santa Maria del Mercato, presente i Bentivogli ed i Sedici. Quivi Giovanni, fattosi venire innanzi il primogenito Annibale, gli porse il bastone militare, lo elesse capitano dell'esercito, e lo strinse al seno affettuosamente. A tutti i duci minori diede pure amplesso di amistà; ed esortandoli a valore ed a fede, li fece sicuri che prima che Bologna perdesse suo stato di repubblica, egli perderebbe e sostanze , e vita, e figliuoli.
Ma intanto Castel san Pietro, assalito ripetutamente dal Marchese di Mantova, veniva occupato dagli ecclesiastici: Budrio e Yarignana, dopo la più