BOLOGNESI
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quali sarebbero le lagnaoze di Giovanni Gozzadini presso il Pontefice, e qnale l'ira di Giulio , già commosso a disdegno contra Giovanni Bentivoglio e contra la famiglia di lui. Pertanto scrissero agli ambasciatori, non più a sant'Arcangelo ma in quello de' Veneziani passassero, e.si ponessero in salvo. Ed intanto fu vietato per tre giorni ai cittadini tutti di Bologna 1' uscir della patria. Gli oratori bolognesi , non appena ebbero avviso di porsi in salvo e cessar l'ira di Giulio , la diedero a gambe, lasciando a Cesena, dove trovavansi allora giunti, le loro bagaglie : e presero la strada di Rimini, sperando sicurezza. Quelli di sant'Arcangelo gì'inseguirono , e n' ebbero tre, che nella rócca loro distennero prigioni. Giulio invitò quelli ch'erano fuggiti a Rimini a recarsi a lui ; nè volendo eglino passarvi senza salvacondotto, egli li rassicurò, andassero pure, niuna molestia soffrirebbero. Non ne soffersero in insulti di percosse o di carcere, ma non fu dato loro uscir di città, perchè la politica di Giulio non consentiva che ritornassero allora a Bolognak. Invece impose ad essi, con brevi e minacciose parole, di scrivere senz'altro indugio ai concittadini proprii, non volessero durare ostinati nella resistenza ai voleri del Papa, cedessergli Bologna con più sano consiglio ; egli aver radunato tali forze da far tremare , non che Bologna , Italia. Così s' esprimeva Giulio, così riferiva nella sua lettera ventesimasesta il Fiorentino Segretario.
Ed ecco gli scorridori dell'oste pontifìcia che già incominciano a molestare Bologna. Gian Francesco Marchese di Mantova ha già attaccato e preso Medicina, Castel Guelfo e Castel san Pietro (n Ottobre); poi vedilo sopra Budrio, che sta fermo agli assalti; perchè forte di genti e di valide artiglierie. Però mentre il Gonzaga scorreva con sue milizie pel territorio di Bologna, avvisava segretamente il Bentivoglio , a lui congiunto in parentela, ponesse in salvo sè e le cose sue, cessasse lo sdegno di Giulio, evitasse destramente la furiosa tempesta che gli