BOLOGNESI
385
la restituzione di Castel Bolognese , cui il Senato non poteva cedere senza che il popolo il consentisse: avendo essi fidanza in Dio di veder fra poco sventolare le bandiere bolognesi, non pur sulle torri di quel Castello, ma su quelle ancora di Cento e deìla Pieve che non potevansi dare in dote alla proterva Lucrezia. —Deluso e sgomentalo l'orator pontificio da tali parole risolute, abbandonò le rive del pic-ciol Reno ed alla volta di Romagna si partì.
Nè 1' eloquenza degli oratori , nè 1' autorità di un atto solenne valsero a rimuovere Alessandro Papa dal proposito suo. Ben egli conobbe che non il volere del popolo, ma quello de* Bentivoglio a lui si opponeva; e che la scusa di Giovanni poteva ingannare degli uomini creduli, non lui. Laonde disse agli ambasciatori bolognesi che la pertinacia de* Bentivoglio aveva attirato su di loro l'anatema della Chiesa , da cui con falso schermo tentavano indarno di ripararsi: la menzogna esser palese; pur tuttavolta
Suattro cardinali ne giudicassero : Antonio Tri vulzior
affaello Riario, Giovanni de'Medici e Giuliano Ce-sarini. Tutto questo seppe il Senato di Bologna, e pubblicò una grida che tutti i capi di famiglia si radunassero a vespro nelle chiese dei proprii quartieri , dovendo ascoltare importanti cose sulla comune salvezza.
Era entrato già l'Autunno (i5 Ottobre) quando Giovanni ed Annibale Bentivoglio coi Gonfalonieri e col popolo del quartiere di san Pietro o di Porta Piera si recarono al tempio di san Giacomo Apostolo in istrada san Donato; Anton Galeazzo con quelli di Porta Ravignana furono alla chiesa de'Servi in istrada Maggiore ; Ermes od Ermete coi vessilli e colle genti di Porta Stiera o Soteria andò a san Francesco; Alessandro si condusse a san Domenico, e i cittadini di Porta Procula vi trasse. Quattro eloquenti oratori, Filippo Beroaldo, Virgilio^Ghisilieri, Bonifazio Fantuzzi e Floriano Doln vennero deputati ad arringare nei quattro templi. Erano tutti spettabili per ingegno, erudizione e veemenza di sermone,
L-ooQle