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Annali della città di Bologna dalla sua origine al 1796
Tomo Quinto
Salvatore Muzzi
Tipi di S. Tommaso d'Aquino, 1844, pagine 607

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a cura di Federico Adamoli

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   ANNALI
   altri, si gittò capovolto di colassù Della piazza, e moii di subito nella caduta. La plebaglia allora, pronta mai sempre ad infuriare contra i men fortir trascinò il cadavere del Modenese per le vie principali della città ; e venne quindi fatto in brani e lasciato insepolto.—E non basterà tanta strage dell' avversaria famiglia ? No, cbè quel tigre d'Ermete non' fu mai pago di versare 1' altrui sangue. Tideo Marescotti lagnavasi un di con alcuni amici delle nequizie del figliuolo del Bentivoglio, che tutti ornai ebbe spenti i Marescotti. tranne lui, Scipione, ed il cadente genitore Galeazzo. Alcuno spione l'avrà udito: a notte vien percosso di pugnale, è tratto a casa semivivo ed infra breve esala 1' anima. Ahi misero Galeazzo ) tu il piò vecchio de'tuoi in Bologna, (chè in Roma ed altrove ripararono e stanno anche non pochi Marescotti ) tu ornai costretto ad esclamare: morirò l'ultimo tra'miei ! Eppure, chi '1 crederebbe? il vecchio ornai centennario , ricevute le infauste notizie, mandò un profondo sospiro; poi volto alla moglie Caterina Formagliari , a lei vecchia e sventurata al pari di lui: — Caterina, disse con voce tremula ma Gon cuor fermo, giusti sono sempre i giudizi di Dio: ciò che si fa ad altrui le spesse volte si riceve. Ho versato sangue di cittadini nei dì funesti dei Canetoli, ora costui del Bentivoglio nei nostri giorni di pianto sparge il sangue nostro. Non angosciarti soverchiamente, non ti dare a disperazione: fàtti più grande della sciagura, inalzati dell'animo, imitami. Il danno sia grave ma non giunga ad abbatterci. Anche i peccati nostri sono gravi: patiamone rassegnati il castigo, e pieghiamo a Dio riverenti.
   Ma se il giovine Ermes, se la plebe gavazzava nel-l'altrui sangue, non ne godeva no chi non nacque plebe, o chi non venne educato nelle sozzure del volgo. Tutti i buoni cittadini deploravano la morte dei Marescotti, e spezialmente di Agamennone, che fu uomo dotto e di gran consiglio, ch'era stato Potestà di Firenze, di Lucca e di Siena, e due volte