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Annali della città di Bologna dalla sua origine al 1796
Tomo Quinto
Salvatore Muzzi
Tipi di S. Tommaso d'Aquino, 1844, pagine 607

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a cura di Federico Adamoli

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   BOLOGNESI 397
   di dentrò, ohe non avanzarono ma piombarono a strage sui drappelli ducali, e siffatto macello ne fecero che mai il maggiore. Morti e feriti in gran numero cadean travolti o sulla breccia o nella fòssa sottostante: un ingombro di corpi estinti o mal vivi impedì agli altri di spingersi oltre; talché il Valentino, uscito di speranza, lasciò l'assalto, e passò co'suoi militi malconci sopra Solarolo, Brisighella ed altre città e castella di Romagna, che a forza ottenne in podestà. Indi a Faenza fece ritorno, replicandovi parecchie volte gli assalti ; ma sempre indarno : per la qual cosa fu costretto a ritirarsi colla morte di moltissimi de'suoi. E consumandosi di rabbia, giurò con bestemmia di aver Faenza o morire. Ristorò di cibo sue genti, affinché loro si rinfrescassero le forze, e con quanto impeto potè rinnovò l'attacco fino alle cinque ore di notte ; ma sempre col medesimo successo, sempre colla peggio pe' suoi.
   Nell'Aprile si ripeterono le prove, ripigliando i bronzi a fulminare la città. Vitellozzo, Paolo e Giulio Orsini si fecer eglino alla testa delle milizie, e tentarono di bel nuovo l'impresa: ma superata la muraglia li rattenne una fòssa; e gli astrinse a ritirarsi 1' artiglieria faentina che di fianco menava strage. Ma quale futura speranza nutrir potevano que' cittadini abbandonati ? Erano le loro fila per molte uccisioni diradate, niuna fiducia avevano di soccorso, le loro ròcche erano smantellate e crollanti : sui proprio valore soltanto potevan dunque riposare; ma non bastava. Quindi ebber d'uopo di scendere ad un accordo, e venne fermato patto che al Manfredi la libertà e gli allodiali venissero serbati. L' indegno Duca promise ogni cosa per aver sua la città. Ma il giovinetto Astorre era di bella
   Jresenza, avea seduto in seggio, trovavasi amato ai congiunti e dal popolo : funeste doti per chi del Valentino era in potere. A Roma adunque, non in propria balia, non libero di sè stesso vada il giovine faentino. Ed a Roma fu tratto, dove Papa