BOLOGNESI 385
altri come aquila , che fu in patria allievo dapprima di Lippo Dalmasio, poi in Padova del famoso Squarcione; che in seguito divenne maestro del celebrato Francesco Raibolini detto il Francia; e più che maestro amico. Le quali due qualità bastano ad assicurare l'eterna vita al nome dello Zoppo; chè non poco onore deriva ad un artista quando può vantare fra i discepoli un prodigio siffatto come fu e sarà sempre il Francia. Fu Marco Zoppo un valente e vago dipintore di facciate; anzi le nostre arti gli tengono molta obbligazione, avendo egli insegnato il primo a dipingere con belli e bizzarri ornamenti gli esterni muri delle case. De' quali dipinti di Marco , tranne alcune reliquie nelle Spa-derie, ornai non è più vestigio in Bologna. Lo Zoppo fu encomiato dal Vasari , che non lo pose secondo ma uguale a Dario da Trovisi, a Stefano Ferrarese, a Nicolò Pizzolo padovano ed al famoso Mantegna. E perchè Marco fu valente, non pure in dipingere ornati, ma ancora figure e storie; così accadde che in Padova, dove fiorì sotto lo Squarcione, gli venne allogata la pittura della Loggia del Capitolo pei Frati Minori ; indi, correndo suo nome d' una in altra italica regione, fu chiamato a Pesaro, e vi condusse una tavola, che si ammirò lungamente nella chiesa di san Giovanni Evangelista. E perchè inoltre fu ritrattista di merito, così dipinse la immagine di Guidubaldo da Montefeltro quand' era capitano dei fiorentini; opera di gran merito, e per simiglianza col vivo, e per lavoro di artista. In Bologna poi il nostro Marco fece molte pitture di sacro argomento laudatissime, e per famiglie particolari, e sotto a portici di case, e per Collegi e per Chiese, le quali furono sì belle, che venivano reputate di Albero Duro o Durerò: ma trovatosi nell' una di esse tavole il nome di Marco Zoppo in un angolo, fu conosciuto lo stile suo, e distinto venne da quello dell'oltramontano, e si accrebbe la fama del nostro artista senza diminuire menomamente quella dello straniero. — Dipinse Marco dal 1468 al 1498;
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