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Annali della città di Bologna dalla sua origine al 1796
Tomo Quinto
Salvatore Muzzi
Tipi di S. Tommaso d'Aquino, 1844, pagine 607

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   BOLOGNESI
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   altri letterati, eruditi e filologi di quell'età; i quali tutti avean ricetto in Firenze, e molti convenivano famigliarmente in casa lo Strozzi. Passò quindi il Lamola a Milano, e rimase il Beccadelli a Firenze., il quale scrisse all' amico acciocché in Lombardia l'allogasse ai servigi d'alcun signor ragguardevole: ed il nostro Lamola, correndo l'anno 1428, acconciò l'amico Panormita alla corte di Filippo Maria Visconti, il quale diedegli dapprima una lettura in Pavia, poi lo ebbe a sè in qualità di segretario e quasi diremmo di consigliere e d' amico. Frattanto il Lamola protraeva in Milano sua stanza, e studiava buone lettere, e procacciavasi 1' amicizia degli eruditi, alle cui conversazioni usava quotidianamente. E fu in questo continuo consorzio con istudiosi delle latine e greche lettere, che gli venne fatto di scoprire il più bel codice e compiuto di Aulo Cornelio Celso, fra quanti se n'ebbero veduti fino a quel tempo. Della bontà del qual codice fu fatto certo, confrontandolo con altro che possedeva Nicolò Nicoli, il quale diedegli aiuto per apprestare il novello ad una pubblicazione degna dell'antico autore e del moderno editore ed interprete. Circa il 1434 tornò il Lamola a Firenze, e quivi ricevette dal Panormita una lettera, con che invi-tavalo a Pavia ad insegnare lingua greca ad un signore , collo stipendio di cento filippi annuali. Se accettasse l'offerta non è ben noto : certo è però che del j438 il Lamola insegnava pubblicamente frai salariati del nostro Studio, Rettorica, Poesia e Grammatica , nel quale ufficio durò senZa dubbio dieoi anni. Era egli stretto d' amicizia con Bernardo Garzoni, medico di Nicolò V. Pontefice, cui scrisse lettera il nostro Lamola (la quale si conserva fra le cose del Garzoni nella Biblioteca dell'Istituto) pregandolo ad impetrargli dal Papa qualche soccorso nelle strettezze in cui trovavasi di presente, imperciocché la provvisione che aveva come maestro era tenue, la famiglia molta , infelice lo stato della Città e dello Studio per ripetute invasioni delia
   Annal. Boi. T. V.
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