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Annali della città di Bologna dalla sua origine al 1796
Tomo Quinto
Salvatore Muzzi
Tipi di S. Tommaso d'Aquino, 1844, pagine 607

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a cura di Federico Adamoli

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   , ANN A LI
   stesso assicura nella decimaqoiuta delle sue epistole. Ma perchè stavagli molto a cuore d* imparare giurisprudenza, reCossi a Bologna., dote fiorivano molti uomini illustri, frai quali Pietro Ancarano, Antonio da Budrio, e Floriano da san Pietro, del quale specialmente si dichiara egli scolaro. Ascoltò ancora le lezioni di Paolo da Castro; dopo di che, cioè nel 1409 ritornò a Firenze, indi passò a Roma dove trasse la vita.in povertà di stato; ma poco vi soggiornò, poiché nello stesso, anino era a Pisa in tempo del Concilio; ed ivi scrisse una Consulta-; zione sopra qualche punto ecclesiastico di grave momento. Nell'anno appresso ne contava trenta di vita, é veniva a Bologna, dove spiegava nella Sapienza le Istituzioni del Diritto Civile, e in seguito quella parte, delle Pandétte, che Rigetto nuovo si appella. Fatti straordinari nella storia dell' Archi-ginnasio, ma fatti veri attestati da lui e; dai contemporanei, che un giovine non laureato entrasse a discutere iu un Concilio, poi insegnasse dalla cattedra i libri; maggiori delle leggi. — Coti Vogatosi poi il gran Concilio di Costanza ivi recassi per volontà dell'Imperator Sigismondo il nostto Antonio, che sì bene diportassi colla vóce e cògli scritti, che uel Sovrano lo dichiarò Conte e Consigliere del acro Romano Impero , ordinandogli ad un tempo di emendare e riordinar^ i libri Feiìdali. di Oberto de Orto e di Gerardo Negro, ciò ch'egli fece dipoi cori somma cura e colla massima abilità e dottrina.—.Del 14'7> ritornato Antonio d' oitr'Alpe, ripigliò sua scuola in Bologna; ma pare che nel tempo delle 'vacante fosse à Pratovècòhio ed all' Eremo di Camaldoli, di dove scrisse della solitudine-e della placida vita, leggendo ivi « e meditando ancora, siccome notò nel suo scritto, le opera tnorali di Cicerone. Prima poi del 1420 era a Torino, dove fu occupatissimo nella difesa disgravo lite ,. che tanto assorto lo tenne da non consentirgli tempo nemmeno per coltivate i suoi piacevoli studii della poesia e della morale. Da Torino ritornò a Bologna, dove