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Annali della città di Bologna dalla sua origine al 1796
Tomo Quinto
Salvatore Muzzi
Tipi di S. Tommaso d'Aquino, 1844, pagine 607

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a cura di Federico Adamoli

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   BOLOGNESI 3i3
   da un Pietro dalla Roroeggia e dalla Fava ; chè dapprincipio la famiglia di lui ebbe questi due cognomi. Studiò belle lettere, studiò le scienze della salute , e prese laurea in ogni facoltà cui aveva applicato. E ciò pare accadesse del 1404» Certo egli è che leggeva pubblicamente la chirurgia del i4o5; e nell'anno appresso la logica, e nell'altro seguente la filosofìa naturale e morale: istruzione onde sembra proseguisse fino al 1416; nel quale anno sali la cattedra di Medicina, e vi durò facondo, indefesso, venerato quasi un oracolo fino al 1438, in cui riposò da trentaquattro anni di onorate fatiche, forse perchè 1' antico vigore del corpo mancandogli, veniva ammonendolo che in breve più. non sarebbe. E Nicolò cedette ad altri la cattedra, e pensò alla vita migliore.— Nella Medicina in che tanto valse, non ebbe il Fava probabilmente alcun emulo; ben n'ebbe due, e di gran fama, nelle cose filosofiche: Ugone Benzi da Siena e Frate Paolo veneto, celebre filosofo e maestro fra gli Eremitani dell' Ordine di sant' Agostino. Ma 1' uno e 1' altro di questi forti antagonisti abbatter seppe il nostro Fava ; e spezialmente il primo di loro, che non usciva volta dalla palestra filosofica, che d' uopo non avesse di pozioni rinfrescanti; così accendevasi ed infiammatasi fino a dar sangue per orine ! — Coli' erudito Monaco poi ebbe a sperimentarsi il Fava nel 14*8, quando quegli tenne conclusione pubblica in Bologna, mentre i suoi Frati, in numero di più d'ottocento celebravano il lor Capitolo Generale , cui presiedeva il grande Vescovo di Bologna, quel prodigio di dottrina e di santità che fu Nicolò Albergati. Agitavansi le questioni aristoteliche delle forze e delle potenze dell'anima nostra, o piuttosto dell'unità dell'intelletto; e l'Agostiniano sosteneva la sentenza d'Averroè, e il bolognese filosofo lo confutava e stringeva con tanto vigore, cbe l'altro da ultimo con cavilli, con sofismi e con aperte contraddizioni si schermiva. Così Benedetto Morandi ed il Garzoni ci affermano; anzi quest'ultimo assicura