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Annali della città di Bologna dalla sua origine al 1796
Tomo Quinto
Salvatore Muzzi
Tipi di S. Tommaso d'Aquino, 1844, pagine 607

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a cura di Federico Adamoli

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   ANNALI
   Perchè si sappia distintamente quali entrarono in giostra tenendo tavolaccio, e qnali li giostratori, si porranno qui i nomi loro. Dieo dunque che tenne il tavolaccio avanti il palagio de'signori il Conte Nicolò Rangone. Corsero contro di lui Gismondo Cautelino, Giulio Tassone » Melchiorre Manzoli ed Annibale Bianchetti. Il secondo tavoliero in quel luogo si teneva da Carlo degli Ingrati. Corsero contro lui il Marchese di Mantova, Francesco figliuolo di Roberto, Annibale Bentivoglio lo sposo, e Dio-febo da Napoli. Il terso tavogliero nel medesimo luogo il tenne Antonio Bentivoglio. Corsero contro lui Cammillo Dalla Volta, Sigismondo Poeta e Carlo da Reggio. I Giudici da questo lato erano Borso da Correggio, e Francesco Sassatello da Imola, il Notaio era Bartolommeo Rossi.
   Verso i Banchi, dall' altro lato della piazza teneva il primo tavogliero Filippo Malvezzi. Contro lui correvano Lodovico Pepoli, Antonio Pepoli, Bartolommeo Manfredi e Guido Antonio N. Il secondo tavogliero tenevasi da GioaU Antonio da Verona capo di squadra. Correvano contro lui il Fra di Mangagnono da Forlì, Antonio Paganino, Antonio da Vicenza, Mario da Roma. Il terzo tavogliero lo tenne il Greco capo di squadra. Corsero contro lui, Dionisio uomo d'arme, Prospero dall'Armi, ed un Ingrati. I Giudici da questo lato furono, il Conte Giovanni Francesco da Gambara, Boglione da Ri-mini. Il Notaro fu ser Carlo Pozzi. Ciascuno ideili giostratori affaticatasi per riportarne onore , e finalmente, poiché tutti ebbero dimostrato grande valore , fu dalli giudici giudicato avere superato gli altri il Marchese di Mantova, a cui fu dato il premio, che era un pallia di broccato d'argento in cremisino , e venne egli accompagnato da' Baroni, e da'Giovanni Bentivoglio al suo palagio con suoni di trombe e di pifferi. Vero è che giunti nella piazza davanti il detto palagio di Giovanni si mossero parole tra il signor Fracasso, ed il Marchese vincitore, dicendo quegli non esser ben guadagnato