Stai consultando: 'Annali della città di Bologna dalla sua origine al 1796 Tomo Quarto', Salvatore Muzzi

   

Pagina (447/548)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (447/548)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




Annali della città di Bologna dalla sua origine al 1796
Tomo Quarto
Salvatore Muzzi
Tipi di S. Tommaso d'Aquino, 1842, pagine 546

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Progetto OCR]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   BOLO/Otre/SI 44t-
   '¦'<;<¦<[.' ¦ ¦ . ; .<>!..' ' ¦ ¦'!/;, V j.j itoif
   . .1 'i • ' - • !.. ' . V. , ¦ ) / !.'¦'-¦•. ''il
   '.m'ilJ5 ^NO.^d^TO1!'^ . ; i • i . •. ,[ .:•, ,•¦!•••.(.;;•> i! - . i!:.:.' < \ : '.¦¦.<¦. i ,-\t.i f> ( ;. i [ - j «>'»ir.l. lil'J
   < Viòendè politièhe ' in quest' anno- non > ihwtìMm pur i una: la pestilenza télseoguiideaidi bassot gare ; ; onde. là. Città i no» '.ebbe* ponsTes)o->bhói di) morte...Più, non eentivasi parlare di Bent*vògUé palai.ili palazzo.del ridoo era /squallido cori» 1* casipola! del povero ^perchè in quello edwu miseri cono»k tutto legava, iin. un faccio, tutto tra.* volgerai, nella tomba.. Nell'i Amico si. «tederai untore, che propagava t la peste} e sfuggi vasi :nel^ vicino tia. malevolo,. cheavVèlenevaleaequej; «1 detestatasi : nel .parente.. un> insidiatore; ohe ago** goarra all'esoditi; edabborri vasi. Appena cadeva' un infelice malato,,, abbandona vasi coni a tradita crudeltà, 90010, cane rabbioso. Fino, i medici sfatti pusillanimi , dimenticavano>l'obbligo del lor be*l nefico ministero,, ti ricusavano, metter p^edè ne^le» dimore della sciagura. I soli sacerdoti, .senza, nullo accompagna mento,, recavano sotto il. mantello l'o-i stia sacrosanta; e confortavano, al grani trapasso la Centinaia degl' infermi. E quando i meschini morivano, a mala pena ;sà trovavano i, pietosi y che, anlle.spalle caricandoli, gli adagiassero della bara, e nelle, arche sotterranee dalle; Chiese, ammodtie* eh iati li alassero.Era insomma la Città nostrat una miseria universale, cui l'arte mondana e fallace