BOLOGNESI
bandiera e d'nno scudo, per sua maggior glòria: di che Lodovico fu gratissimo, e foce ringrazia* mento al Senatopoi montato a cavallo, fra suoni di trombe e di pifferi, venne accompagnato a casa dalle voci giulive del popolo, che già vedeva nei Bentivoglio le maggiori speranze dell a patria.
Pertanto si stavano nel territorio nostro Corrado e Roberto da Cotignola, mandati per. difesa dal Duca di Milano, insieme con Evangelista Savelli, con Cristoforo Torelli, con Giacomo Rossi da Parma, con un figliuolo del Conte Luigi Dal Verme, e con altri condottieri e soldati amici de' Bolo** gnesi. Della qual guarnigione oopiosa avutA notizia il Piccinino, e saputo inoltre degli accordi seguiti frai Bolognesi ed il Pontefice, si partì dai confini nostri e da quel di Ferrara, e passò in Toscana a far la guerra co' Sanesi. Per la qual cosa i soldati del Duca di Milano, tratta Bologna di sospetto, tornaronsi ai paesi loro , senza niuna fazione. E così per le forze materiali di cento e cent' uomini e per le intellettuali d'un solo, venne, restituita a pace e tranquillità la patria nostra, che probabilmente non 1' avrebbe ottenuta se le sole, forze fisiche avessero agito per lei. Tant'egli è vero che in un corpo politico, è sempre più stimabile ed utile la testa che il braccio ; quando la testa è sana e di nobili spiriti fornita.
Erano scorsi pochi giorni dopo siffatto avvenimento , quando giunse notizia in Bologna della morte di Nicolò V. Pontefice. Onde a Roma si recò pel Conclave il Legato Bessarione con Achille Malvezzi , Pietro Paselli e Giacomo Ingrati, cospicui cittadini. Esso Nicolò era amato per la sua moderazione, che gli procacciò la stima e l'amicizia dei grandi, del qual prezioso vantaggio non si giovò che per dar pace all' Italia, i cui Principi non vollero più essere in guerra, .dappoiché la Chiesa ebbe cessata ogni discordia religiosa, ponendo fine agli scismi. Nicolò V. nel giubileo del i45o aveva canonizzato