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ANNALI
insidiose, cui nessuno prestò credenza, perchè le conobbero dettate da paura, non.da xetta intenzione. Onde nacque in tutti più che mai la brama d'atterrare il Castello, e spianarlo, e scuotere un giogo pesante, e gittar di bocca un morso troppo ferreo e troppo pungente. — £ nulla si concbiuse pér quella volta.
Ora, donde procedeva tanta risolutezza nell'intero Consiglio? Da chi? Dallo spirito imperterrito del convalescente Galeazzo, e.dalla preponderanza del Bentivoglio sull' animo degli Anziani e de' Senatori , onde in sà giovane età poteva dirsi quasi padre. —E Gaspero Canetoli, che in questo tempo fu dimesso dalle carceri de' Fiorentini ( dopo con-dhiiisa la lega di quella loro città colla , nostra ) ritornò alla patria , e fu incontrato dal suddetto Annibale, che pubblicamente lo strinse al petto in segno di pace ; e trovò liete accoglienze da molti ancora del Senato.
Ma mentre Annibale godeva di tante buone venture , e sperava presto veder dissipato ogni nembo tempestoso ed avverso alla sua eara patria, se ne adunava un nuovo sopra il capo di lui ; il qual pericolo novello partiva da due soldati del suo presidio , voglio dire da due soldati della torricciuola da lui eretta verso la Porta della Mascarella. Disfatto costoro disertarono , e furono al Castellano Tartaro Perugino, che promise loro quattrocento ducati aurei se uccidessero Annibale ; poi li lasciò liberi. I commissari della guerra fecero le meraviglie cbe sì di subito e senza pagamento di taglia fossero stati rilasciati quei militi dal Perugino inimico ; e temendo d'alcun mal giuoco, gì' imprigionarono, li sottomisero ad esami e li finsero complici di sognato delitto. Per purgarsi essi dalla taccia di questo , caddero in confessione dell' altro : narrarono le promesse avute dal Castellano, l'ordine della coogiura, il modo di venirne a capo ; tutto insomma che ordito era per assassinare Annibale Bentivoglio. Ed eccoli subito attanagliati
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