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PetUgiwo stavano alla testa della iasione Viscontea, Annibale e Galeazzo della Bentivolesca. Durò più giorni ripetutamente l'assalto e la difesa; e se mai si fecero prodezze fu in quest'occasione. Rimasero infine i ttemici di Bologna superati e posti in fuga} e la via per la quale erano venuti restò tagliata con fossi, e chiusa con fermi steccatiPoco lungi dal Castello di Galliera era un Molino sul Canale di Reno , e serviva al nemico di considerevole comodità. Annibale e Galeazzo pensarono di metterlo in fiamme. Questi infatti vi entrò d'improvviso, e si posè a Combattere una squadra di fanti che Io guardava: e già. gli aveva cacciati, e stava sulla soglia, e dimandava fuoco per abbruciarlo, quando un armato' che corse dalla fortezza, mirò collo schioppo al grani soldato della patria, e lo
Per questo fatto vennegli impedito di comparire allora sul campo; ma nulla però s'imprese mai dagli amici, senza prima consultare il Marescotti.
Ed altre cose , e molte accaddero ancora in que-st' anno. — Giungeva a Castel san Pietro Lodovico Del Verme con quattromila cavalli e due mila fanti, coi quali passava nella Toscana in aiuto di Nicolò Piccinino, contro Francesco Sforza. Onde temettero i Bolognesi che il Conte Del Verme vendicar non volesse il Piccinino ed il Visconti, pigliando possessione del Castello di Galliera, che pure in piedi restava , ed Uscendo da questo a dare il sacco a Bologna. Il perchè il popolo arrostò le sttade tutte, e pose buoni presidi nei quadrivi e dovunque abbisognava. E frattanto i contadini, intesa la ribellione della Città e i mutamenti avvenuti, pigliaron Tarmi, e quanti soldati del Piccinino trovavano, tanti ne mandavano spogliati. Il che inteso da Lodovico, fece, per vendetta una scorreria terribile sino a Medicina, rubando e predando