BOLOGNESI ,T3
Mendicanti dei Monasteri di Bologna, i quali Frati ne ottennero il.permesso dal Cardinal Legato. E cosi fu levato l'Interdetto, dopo tre mesi e tredici giorni che la Città se ne trovava percossa. — Della qual grazia volendo il Senato bolognese far conoscere ai Papa la riconoscenza, spedì a lui sette ambasciatori in Firenze, i quali furono accolti con benigne espressioni dal Papa, che rimandandoli alla patria gli assicurò che egli amava di cuore la Città di Bologna.
E prima di chiudere le notizie di quest' anno, diremo alcuna cosa dei dottori pubblici che adornavano lo Studio bolognese, e che gli procacciavano tanto concorso di studenti. Primo di tutti era Giovanni da Imola, gran Commentatore delle Decretali e del Sesto libro delle Clementine : cui seguiva Pietro Antonio da Budrio, che tenne le stesse norme di Giovanni. E gli altri Lettori dello Studio eran questi ¦: in giurisprudenza, Paolo de' Copulati, Matteo dal Gesso, Pietro Matassellani, Marco da Canetolo, Branca de' Tinti, Antonio Albergati, Matteo del Friuli, Antonio dalla Piazza , Antonio da Castello, Giovanni de'Guasconi, Andrea de' Ta-maracci, Pietro degli Aristoteli , Cecco e Stefano da Francia, Giovanni Ariosti, Nicola e Pietro Al-drovandi, e Giovanni de' Bucclii o de' Bocchi : In Arti Galeotto di Usberto degli Usberti, Andrea da Cazzano, Filippo da Milano, Domenico da Rigosa, Nicola Fava, Gaspero da san Giovanni, Pietro da Cento, Guglielmo da Forlì , Giovanni da Roma, Francesco Ramponi, ed un Bartolommeo da Saliceto.—Eppure con tanti uomini insigni, con tanti maestri in sulle cattedre, non isminuiva ne' Bolognesi l'irrequieta indole, e sempre novità si stu-diavan da loro ; sempre prepotenze , soperchierie, indegne opere si commettevano; dal che si vede, o che le parole de' maestri non sonavano che pei dotti e pegli studiosi, ma che non diffondevansi potenti sulla moltitudine, e che non erano adatte ai tempi ed ai bisogni ; o che le loro opere non rispondevano