BOLOGNÉSI
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di felice memoria, come ad Alessandro V. ed a Giovanni XXIII.—E chi è (diceva egli) -che possa ne* gare non essere stata Bologna per lunghissimo tempo sotto la dizione del Pontefice? Chi è che non sappia come avendo Pippino cacciati i Longobardi, fosse Bologna al Papa restituita? Chi è che non sappia che quante volte si diede Bologna in obbedienza de' Pontefici, ne venne sempre benignissimamente accolta e protetta?— Quante volte dunque i Bolognesi si risolveranno di tornare alla Chiesa ed al Pontefice, altrettante volte saran ricevuti per cari ed ubbidienti figliuoli : altrimenti converrà lord sperimentare l'armi della Chiesa, con assedio della Città e guasto del Contado, e dure condizioni dei cittadini. Però tornerebbe assai meglio il disporre accordo col Pontefice, e trattar le cose con onore, di quello che venir forzati con evidente danno e Vergogna. „
Vari furono i pareri fra quelli del Consiglio, prima di dar risposta agli oratori del Papa ; ma finalmente fu loro detto che Bologna intendeva conservare la sua indipendenza a tutto potere , e che voleva difenderla colle armi alla mano.—Vennero intanto gli oratori del signor di Ravenna , di Carlo Malatesti, di Forlì, di Faenza e d'Imola, i quali furono introdotti nel Consiglio Generale ; ed uno di essi parlò così alteramente, che invece di persuadere i Bolognesi gì'irritò; laonde Bernardino Zambeccari rispose ad essi come si conveniva; e comandò che uscissero della Città, chè ad arrogante discorso non rispondevasi. — E il dì seguente , essendo stati introdotti gli ambasciatori pontifici, fu imposto ad un Gozzadino Gozzadini di dar loro risposta. Il quale così disse: „ Sembra, signori ambasciatori, al Consiglio di Bologna che il Pontefice nel fare la sua dimanda, non abbia avuto ben l'occhio ai Capitoli fatti in Costanza, poi cori-firmati in Gebenna ed in Mantova , fra lui e la Città nostra ; dai quali apparisce che noi non abbiamo contravvenuto a quanto si stabilì, nè perciò Annal. Boi. T. IV. ao