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Annali della città di Bologna dalla sua origine al 1796
Tomo Terzo
Salvatore Muzzi
Tipi di S. Tommaso d'Aquino, 1841, pagine 718

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a cura di Federico Adamoli

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   BOLOGNÉSI
   sai
   lasciare il tempo e volare all'eternità. Perciò (tornando vani tutti gli argomenti dell'arte medica) il buon Taddeo, chiamò a sé Giovanni e Giacomo figli suoi dilettissimi, e diede loro saggi e religiosi ammaestramenti, e vedendo che afflittissimi piangevano , cosi loro parlò. „ O dolci, cari ed amati figliuoli miei, a che fine lagrimate e vi affliggete per la mia morte ? Non vedete voi, che questo corpo mio, che ora è cosa fallacissima sta per cangiarsi tosto in saldissimo bene? Non sapete voi che chiunque muore in Dio, vive di una vita senza fine ? Figliuoli, il cigno esperto del male che lascia, e presago del bene che raggiunge, oanta nel morire. Rammentatevi che l'età mia era più che matura, e eh' era mestieri che io incorressi oggi-mai in malori oltre modo nocivi, poiché coloro che toccano i settantanni della loro vita, entrano in mali maggiori, ed in fatiche, essendo la vecchiezza noiosa e certa infermità. L' uomo antico che sta fra i vivi, non è altro che un morto; e la vita decrepita cade per non sorgere, e ad ogni istante verso la morte precipita. Il piangere per revocare la morte è un piangere indarno ; chè vano è il contrastare a cui vincere non si può ; ed è l'estrema delle follie, il voler porgere medicina ne' mali irrimediabili. Colui ohe piange la morte di chi nacque caduco, si lascia vincere dal cordoglio non da ragione consigliata: perciocché siccome la cera per sua natura al caldo si scioglie, sicco-
   stra vita per suo princ 4 ce. Acco-
   modate dunque ,, o diletti figliuoli , gli spiriti vostri alla ragione, ed ubbidite alla dignità vostra, alla sapienza, al buon nome che portate, al virtuoso animo vostro ; né vi date a seguire il senso e gli uomini vili e di bassa lega, di che pur troppo è sì piena la società. Non piangete adunque, perchè spero nel Dio de'cristiani, il quale non ad un carcere mi danni, ma ad un palazzo celeste mi faccia invito;.sicché l'anima mia riposi nelle braccia
   me il vetro per lieve
   così no-