BOLOGNESI 125
ultimo in Avignone ritirato, rinunziò ad altri l'ufficio della dignità sua, e corse a raggiungere lo zio alla corte del Pontefice.
Così tra* Bolognesi ingenerata anarchia, trascor-revasi facilmente in riprovevoli eccessi. E non fu ultimo quello d'atterrar la Fortezza che costò sudori e pensieri a Bertrando, sollecite cure ai Sa-tiesi architettori, fatiche a molti operai, denari al Comune. E colla Fortezza vennero distrutte le mura di cinta , colmate le fòsse di circonvallazione, interrata la via sotterranea che vi recava soccorso.
Di sì strepitoso tumulto corse romore subitamente ne' paesi finitimi : onde Ostasio Polentano mandò in rinforzo de' Bolognesi due squadre di cavalli ed una centuria di pedoni, Maltestino Ma-latesti venne da Rimino con trecento cavalli, Ricciardo Manfredi da Faenza con quattrocento fanti, e gli Estensi spedirono tre squadre d'uomini d'arme, richiamando a Faenza que'loro militi, i quali scorrevano pei dintorni di Cento, e lasciando in tal guisa libero affatto il territorio de' Felsinei ; i quali salirono in tanta baldanza per tali improvvisi mutamenti ottenuti, che non ascoltavano più voce se non d'ambizione, ed altro reggimento non reputavano convenire tranne 1' antico a Comune. E tanto è ciò vero, che a nulla giovaron presso di loro i tentativi e le ambascierie del Re Roberto, (cui sempre tennero in rispetto) il quale studia-vasi persuader riconciliazione fra essi e il Cardinale Bertrando. Nè lui, nè il nipote Vescovo accolsero più nel Distretto ; ma' solamente il sostituito a quest'ultimo, Giambattista degli Acciaiuoli, Vescovo di Cesena , e parente intimo di Francesco Cingolo Vescovo di Firenze, il quale sen venne a Bologna con molto soddisfacimento del popolo.
Or mentre tante cose avvenivano tra noi, parecchi potenti dell'Emilia e di Lombardia e di Toscana deliberarono far altrettanto essi pure. Ond'ecco Mastino della Scala tentare di aver Parma, Filippo Gonzaga di tener Reggio, Rinaldo da Este Modena,
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