Stai consultando: 'Annali della cittą di Bologna dalla sua origine al 1796 Tomo Terzo', Salvatore Muzzi

   

Pagina (140/719)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (140/719)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




Annali della cittą di Bologna dalla sua origine al 1796
Tomo Terzo
Salvatore Muzzi
Tipi di S. Tommaso d'Aquino, 1841, pagine 718

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Progetto OCR]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   ANNALI
   dģ preda , che tórta nelle moltitudini un tratto quasi pił non si empie, diede in eccessi d'ingordigia oltre ogni dire. Ed ecco gentame di qualunque guisa trarre armata mano e con impeto al Castello abbandonato dall' Ostiense , ed appiccarvi fuoco alla porta, e volerne ad ogni costo spalancato l'adito. Crollano le imposte, irrompe nella Bastita la gente a migliaia, pone a ferro spietatamente quanti della famiglia erano cola dentro rimasti. Urla di baccanti vincitori, gemiti di esterrefatti vinti, preghiere , singhiozzi, imprecazioni, orribili favelle, alzano tale un tumulto che č spaventevole cosa F udirlo sol di lontano. — Spenta quella sete di sangue, si fomenta generale la fame dell'oro. Ed ecco la moltitudine frugar dappertutto, e portar seco nella sua pazza esultanza vasi metallici d'ogni guisa , anelli, danari, paramenti da Chiesa , vesti, armi, arnesi, letti, adornamenti, masserizie, carni, biade, vini, e quanti animali domestici colą dentro rinvengonsi. Alcune porte della Cittą sono pure abbruciate in quel crudel fanatismo , e le guardie di Bertrando trovanvi morte, e ben poche si salvano calandosi dalle mura per mezzo di funi, come a parecchi gią fu dato di fare nell'atto dell'assalto al Castello. —E le carceri fabbricate da Bertrando, e nelle quali eran chiusi non pochi rei di capitale delitto, eccole aperte a furia, ed eccone i malfattori liberati.—Per queste gesta abbominande, tutti i ribelli e micidiali vennero senza timore alla Cittą , che in tale guisa raccoglieva nel proprio seno pestifere e velenose serpi, apportatrici di morte.
   Il palazzo del Vescovo, creatura gią e nipote di Bertrando, non andņ salvo dal fuoco; e quivi pure si commisero non lievi ribalderie, fra le quali fu quella di stringere in cattivitą diverse persone ragguardevoli della corte di esso Vescovo. Ed egli il giovine e timido di Fumel, che fin da' primi tumulti s'era di Bologna fuggito; veggendo come lo ino, abbandonata la Legazione e l'Italia s'era da
   v^