BOLOGNESI
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dove risiedeva un tal Francesco Rezari da Parma, ministro intimo dell'imperterrito Bertrando, rampognò francamente il Bezari perchè non mandava i suoi Ghibellini a far prodigi di valore sul campo, siccome facevano pompa di ricche divise attorno le mura del palazzo. £ con tanta audacia favella- * va, perchè sapeva come stessero per lui i Previ-delli, gli Albergati, i Boatieri, i Massi milli ed i Venenti, per macchinazione de' quali persistevano i signori da Este a travagliare la Bolognese provincia , e il fiore delle milizie così forestiere che bolognesi tenevan lungi da Felsina.— Il Rezari cui parve troppo il libero parlare del Gozzadini, rispose, voler da lui obbedienza, andasse a battere gl'infesti nemici, ubbidisse al padrone di Bologna o paventasse severissima pena. E a tali parole superbe aggiunse atti minacciosi, e detti di contumelia. Il perchè il Gozzadino uscito di senno per rabbia, trasse in un subito la spada, e trapassando a parte a parte il severo ministro, lasciolio spento e tuffato nel proprio sangue. — Ciò fatto, corre colla spada insanguinata alla ringhiera del palazzo, e quivi comincia a convocare il popolo all' armi ; il che vedendo ed ascoltando Coluccio Beccadelli , sguaina tosto la spada, e con buona mano de'suoi fidi piglia la porta del palagio, gridando con Brandeggi e co'loro aderenti: Viva il popolo ! La plebe, che è sempre di chi l'illude, è tutta pel Gozzadini , e prende a gridare con quanto fiato ha nella gola: Viva Felsina, viva il popolo; e scontrandosi nei Conti da Panico, principali ed aspri nemici del trionfante Brandeligi, ne fa subito macello, mentre dappertutto s' aumenta il numero dei gridatori e degli armati.
Udendo il Legato tante grida e lo strepito grande che per la Città dilatavasi, sospettò che ciò fosse principalmente pe'nobili da lui distenuti nel Castello a Gallìera, chiamato ancora del Campo dei buoi, e a sè li fece venire, e con amorose parole ragionando loro , li rimandò liberi appieno, alle Annal. Boi* T. III. 18
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