BOLOGNESI
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il territorio.di Modena, e la contrada a ferro ed a fuoco poneva. Nè i Modenesi frattanto dormivano: chè venuti sopra Pi urna zzo e sopra Crevalcore, ivi commisero gravi danni. E coli'aiuto de' Parmegiani diedero il guasto a tutti i prodotti di quo' paesi-, tagliando alberi e viti, ed atterrando molti edilizi: stolida guisa di vendicare stolide offese!
Pertanto accorgevasi il Legato ch'ei non era al certo la delizia de' Felsinei, e che spezialmente i nobili rìguardavanlo di mal occhio; ond'egli deliberò di assicurarsi a loro malgrado, non pur nella vita, ma benanche nella dominazione assoluta della Città di Bologna, chiudendosi a tal fine in una Fortezza, che intendeva fabbricare ad un estremo della Città. Ed ecco per incarnare ben tosto il disegno suo , chiamare a sè gì' ingegneri e scultori famigerati Agnolo ed Agostino Sanesi, che stavano lavorando nella Chiesa de' Frati Minori di san Francesco, ai quali artisti aperse il pensier proprio d'erigere una specie di Bastita assai forte per sostener-visi in caso d'assedio. Considerato bene il luogo della Città, giudicarono i valenti ingegneri che miglior sito non avessevi per un Castello, di quello che alla porta di Galliera, sia per posizione , sia per comodità di acque : e fattone un chiaro e bel disegno, che piacque grandemente al Legato, fu posta opera alla costruzione della Fortezza, la quale in breve tempo venne tratta al suo termine, e che (per quanto apparisce dai Tuderi che ancor ne sono) doveva essere piuttosto ampia che no. Bissa Fortezza estendevasi ai due lati della porta di Galliera, ed avea circuito e dentro e fuori della Città, passando sopra quel ramo del fiume Reno, ch'entra per uso degli Opifìci e spezialmente delle Moline, il quale fu ripiegato all'esterno lungo le mura del Borgo san Pietro verso Galliera e le Lamme, fino al punto presso al Canale del Naviglio in che abbandona la Città , e volge un po' fra Tramontana e Ponente, mettendo quindi foce nel prefato Canale di contro al Sostegno detto — La Bovo, — E tale novella
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