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Annali della città di Bologna dalla sua origine al 1796
Tomo Secondo
Salvatore Muzzi
Tipi di S. Tommaso d'Aquino, 1840, pagine 639

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a cura di Federico Adamoli

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   ANNALI
   di nuovo vi fecero guasto (a5 Ottobre). E indarno tentaron Nouantola ; chè la munizione del luogo e lunghe e dirotte piogge ne li cacciarono. Presero però Marano e Campiglio, e fecer ritorno alla patria con poco onore, anzi con ignominia ; chè senza grave motivo mossero a cimentare altrui, e ne tocoa-ron le busse.—Qui però faremo due riflessioni: che par difficile come potesse entrare in una Città come Modena una truppa d'armati, senza che avanti ne corresse avviso a' cittadini ; e che (al dire del Ghi-rardacci ) essendo allora alla testa de' Bolognesi il Pretore Guglielmo Novello, che lo era pure in Gennaio , sarebbe stato d'uopo fosse rimasto in uffizio ben dieci mesi. Adunque sembra più probabile che i nostri non andassero fino a Modena , e che non fossero guidati da Guglielmo, ma dal Pretore del secondo semestre ; oppure che in quest' anno non avesse avuto Bologna che un solo Podestà. — Intanto fuori di Felsina due cose avvenivano : l'Estense Marchese fortificava sue Città e Castelle, e puniva i facinorosi ; ed il Pontefice Clemente V. spediva tre Cardinali dalla Francia al governo d'Italia.
   Presi adunque Campiglio e Marano da' Bolognesi, vennero queòti paesi alle seguenti convenzioni col nostro Comune : „ Che i Bolognesi soddisfacessero ai militi ed a que'Comuni i danni recati; che quei di Marano e di Campiglio, scritti fra' banditi, ne fossero cassati ; che i lor prigioni, per qualunque causa , venissero liberati ; che ai loro possidenti tutti fossero tolte per venticinque anni le gabelle e le imposizioni ; che quelli di Marano e di Campiglio fossero pronti a' comandamenti del Comune Felsineo, ed ali* obbedienza di Corrado Grimaldi, luogotenente del Pretore di Bologna. Uj vennero a noi i messi delle due terre (20 Novembre) ed introdotti nel Consiglio, fecero istanza che tali convenzioni e tali patti pe'nostri si osservassero, cioè: „ Che Jacopo Bri cello e Martino di Natale de'Capiti, della terra di Marano e prigioni del Comune felsineo, fossero dimessi ; che Andrea e Lambertino fratelli