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Sacelli ; ma questi con sollecitudine li chiamò a sè, e disse loro che a niun mOdo non intendeva di pagare quel dazio v nè gabella veruna per un molino ch'era di sua proprietà ; ed aggiunse che dove istituissero processo contro de'suoi molinari, userebbe la armi della Chiesa scomunicandoli. Ma s'egli era fermo nel suo proposito, lo furon pur anche i Dazieri nel proprio: laonde avvenne che fosse fatto processo a* mugnai del Vescovo , per
ftarte loro, e che per parte di lui venisse emanato 'interdetto. Nè solo ad essi in particolare fu diretta la scomunica, ma venne fatta pubblica solennemente nella Chiesa Cattedrale e in tutte le Parrocchiali di Bologna. A tanto danno si posero di mezzo gli Anziani e i Consoli, senza che nulla ottenessero dal Savelli, il quale forse non era tanto inquieto e minaccioso per carattere proprio, quanto perchè covava in petto i tristi germi di quell'acuto malore, che doveva indi a poco svilupparsi in lui irreparabile, e trarlo al* sepolcro. Ella è cosa di fatto pertanto che il Consiglio deluso, prima riparò i danni ai Dazieri, poi fece tagliare quel ramo del Reno onde veniva alimentato il predetto molino in Castel del Vescovo: e ne demolì la chiusa sul fiume ; sicché il molino, disseccato di vena , fu morto. A tanto insulto restò dolentissimo il Pastore Savelli, e nuli' altro operò perchè s'avvicinava quell'ora estrema, che doveva presentarlo al tribunale dell' Eterno Giudice. E l'uomo che si sente prossimo al gran passo non può pensare a sostenere i diritti degli umani interessi.
Intendendo frattanto i Bolognesi (22 Febbraio) come l'Emilia fosse in ruggine e dissensione pericolosa, angustiati pel loro possedimento della Massa, tosto vi mandarono Calorio de'Maranesi e Gian Donato da Ignano, ambidue capitani, con dugento cavalli delle tribù della Città e del Contado di Bologna, ed un buon numero di pedoni, acciocché da ogni pericolo che potesse occorrere fosse conservata illesa.—Più tardi ( 28 Febbraio) Nicola