B OLOGNESI
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Massari dei rispettivi territori, purché fossero onesti Guelfi, e comandando che i palancati si mantenessero nello stato attuale. E posciachè la Città nostra difettava di grano (sendo la guerra disturbatrice dell'arte agraria e delle quete discipline ed industrie) si ricorse al nuovo alleato Zappettino libertini, il quale mandò da Forlì la conveniente necessaria vettovaglia , che quivi giunse, libera d'ogni dazio o gabella.
Fu in questo tempo che Matteo Visconti, uno degli arbitratori sulle vicende nostre passate, venuto in odio del popolo milanese perchè ricco e temuto e perchè legato d'amicizia a parecchi potenti d'Italia, ebbe a soffrirne travagli, oon molta sua trepidazione ed angoscia. E siccome la Città nostra gli doveva gratitudine ed amicizia, così il Senato scrisse a Francesco d'Alberto Odofredi ed a Gilio Ghisilieri, capitani di quel pugno di Bolognesi che trovavasi da poco tempo a'servigi di Matteo, affinchè vi rimanessero intanto per altri dieci giorni, e che loro sarebbesi mandato fra breve il dovuto stipendio. — I Fiorentini pertanto, che sapevano esser ruggine fra 1' Estense Marchese Azzo ed il Visconti, scrissero a' nostri che non troppo avanzassero a favore dell'ultimo, per non troncare la tregua ohe li teneva quieti ool primo. Alla quale ammonizione rispose il Comune di Bologna con rendimenti di grazie , e gli assicurò che avrebbe stu* diato ogni modo per non romperla con nessuno. Poi fecero intendere ai Capitani sunnomati, Odofredi e Ghisilieri, che dovessero restar pure per altri dieci giorni a soccorso del Visconti ; e che di quanto sopravvenisse di nuovo e di torbido, faces-ser tosto avvertito il Senato della propria patria.
Impertanto venne eletto dal Consiglio per novello Capitano del Popolo, Rolando Scotto Piacentino, oui furono mandati ad ambasciatori Giovanni Buon vicini e Daniele di Giovanni ; ma le Scotto non potè accettare l'onorevole incarico, perchè non gliel consentivano le cose di Lombardia. E rinunziò Annoi. Boi. T. IL 46