BOLOGNESI
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partiva, alcuni Guelfi maliziosi lo accusarono scaltramente al popolo ch'egli volesse consegnare il dominio di Parma al Marchese Azzo di Ferrara ; col qual Marchese erano i Sanvitali in istrertta lega male accetta al popolo ; ed ora che uno di essi era salito a così cospicua ed imponente dignità, i timori del popolo, avvalorati da pochi tristi, divenivano sospetti terribili.
Obizzo trovavasi appena sul seggio di Ravenna quando seppe di sì male voci, e meravigliandone assai, scrisse lettere al Pretore della sua patria, lagnandosi di tali novelle, e pregò gli Oratori Bolognesi , che si stavano in Parma a volersi interporre perchè i cittadini suoi si persuadessero a tranquillità. Ed avendo fatto gli Oratori Bolognesi quanto chiedeva l'Arcivescovo, i Parmigiani adunarono un Consiglio di cinquecento e più nomini, i quali presero a diligente considerazione, tanto le lettere d' Obizzo che le parole de* mediatori Bolognesi. E nel Consiglio fu fatto eletta di venticinque uomini prudenti per ogni Porta o Quartiere, dando loro autorità di far tutto quanto ad essi paresse giusto e buono, le quali cose poi riferirebbero al Consiglio de'cinquecento.—Ma intanto, dopo diversi e molti oontrasti fra il popolo, la Città si levò a grave tumulto, e corse la plebe armata mano alle case de'Sanvitali minacciando appiccarvi fuoco e trucidarne gli abitatori. E'questi abitatori spauriti si diedero a precipitosa fuga,
rrchè la loro vita trovavasi in grave pericolo. — a questa volta la mediazione de' Bolognesi non potè nulla sedare.
Fra tanto , Pietro Conte di Romagna si dava pensiero di sedare i tumulti e le discordie nella Provincia a lui affidata ; e passato a Rimini, indusse quivi a concordia i Malatesti co'Parcitati. Ma nel medesimo tempo, Faenza si trovava in disastro, perocché s'eran levati in armi dentro le sue mura i Conti da Cunio ed i Manfredi, contra Ma-*-gliinardo, i Rauli e gli Accarisi, perchè sospettavano
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