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Annali della città di Bologna dalla sua origine al 1796
Tomo Secondo
Salvatore Muzzi
Tipi di S. Tommaso d'Aquino, 1840, pagine 639

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a cura di Federico Adamoli

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   BOLOGNESI 187
   prefati, ed ai Sindaci e Procuratori, che il giorno seguente dovessero innanzi a lui comparire ; siccome fecero. Poi rispondendo il Rettore Orsini al predetto Bartolommeo Sindaco, alla presenza degli Ambasciatori disse, che per Sindaco il riconosceva in quanto che gli aveva presentati gì* istromenti, secondo la forma della citazione; ma che nelle altre cose non era legittimamente eletto ed ordinato ; é che perciò pronunziava e reputava contumaci ì Bolognesi, e che contr* essi, come contumaci, intendeva procedere. In quanto poi ai particolari individui pe'quali esso Bartolommeo compariva e porgeva istromenti di procura, rispose non ammetter lui Procuratore, secondo la forma della citazione lor fatta, ond'erano stati chiamati in pubblico giudizio per cose criminali, cui indarno il Procuratore si frapponeva. Ed ecco il perchè quegl' individui reputava contumaci, e contra loro intendeva procedere. Nondimeno, soggiunse, sospenderebbe il processo fino al termine che assegnerebbe; e intanto si disponessero gli ostaggi. — Poi, al cospetto di molto popolo, ricercò il detto Sindaco che giurasse ubbidire alla Chiesa Romana ed a lui sopra le cose ond'era citato, poich'esso era Sindaco legalmente ordinato allora alla presenza de' prefati Ambasciatori. Ma il Sindaco, cui si negava legittimità per difendere i suoi, e cui tosto si accordava per legarli con giuramento, negò francamente di giurare: e più. e più volte a ciò esortato dal Rettore, durò sempre fermissimo nel ricusarsi. Il perchè Bertoldo , al detto Sindaco del Comune del Consiglio e della università intrinseca di Bologna, e di quella de' Geremei, ed al Sindaco di tutte le sunnomate Compagnie a nome d'ogni prefata Società, ed agli Ambasciatori predetti a nome di tutti i Comuni, fece il comandamento che segue :
   „ Primieramente sino alle calende di Marzo prossimo a venire pagassero al Tesoriere della Chiesa Romana, che aveva stanza in Romagna e nella giurisdizione sommessa al Rettorato, dieci mila lire di