BOLOGNESI 113
Per costui fu sottratta alla servitù ; e dal grande Ottone conseguì poscia il viver libero, nel quale in oggi non sapendosi più conservare di per sè sola, è giuocoforza che pur si sommetta a qualche sorta di mutazione giovevole. — Deh ritorniamo all' antica nostra inclinazione verso il Pontefice, e lui riconosciamo in vece di Cesare! A me pare che non abbiamo lingua bastante per render grazie all'Eter-no , mentre (dovendo noi far ricorso ad un Principe) lascia le condizioni del principato in nostro pieno potere.»
Moltissimi del Consiglio furono persuasi e vinti dalle parole del Prendiparti: nondimeno alcuni crollando il capo e percotendo col piede la terra, mostravano sentire grandissimo sdegno ; e già arringandosi in più d'un luogo, bramavano che la confusione generasse incertezza. Ma imposto che fu dai Capi il silenzio, con l'urne e co'voti si mise fine al contrasto. Per la qual cosa si stabilì che la Città dovesse darsi in obbedienza della Chiesa. Si man-daron dunque per tal motivo al Pontefice , Antonio da Manzolino e Liazaro de'Liazari, per Sindaci , l'uno del Podestà, l'altro del Capitano del Popolo ; e per Ambasciatori Romanzo Romanzi, Tommasino Ùbaldini, Pace Paci, Galeotto Lambertini , Cuido de' Calboli , Tommaso Ghisilieri e Niccolò Lastignano. Il Pontefice, che trovavasi allora in Viterbo, accettò l'offerta , e le proposte convenzioni e riserve con senso d'allegrezza e di giubilo, come quegli che conosceva il merito dell' acquisto, e più d'ogni altro stimava che la grandezza della gloria si misurasse con quella della potenza.
In fine (29 Luglio) alla presenza del romano Gerarca e di molti Cardinali si stipulò l'Atto solenne di dedizione della Città nostra al proteggimelo de' Pontefici e della Chiesa ; il quale Atto per la prima volta or qui tradotto riportiamo :
„ Si faccia aperto a chiunque per questo pubblico Istromento, come i providi uomini, Antonio