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ANNALI
allora in soccorso dell'inimico; onde ritirandosi col miglior ordine possibile, trattenne gli assalitori con leggieri scaramucce, talché giunse al Rio Sanguinario. E quivi, non ostante la stanchezza de' suoi, tornò a combattere ; e dall' una e dall' altra parte durò il conflitto indeciso, finché la notte separò gli eserciti ; ed ambidue quetamente alle loro Città ritornarono. — Conobbero i Geremei, dall'evento, c^ie maggior forza si voleva a domar gli avversarii, e studiarono d' aver aiuti al di fuori: così pur fecero per parte loro i Lambertazzi. — Rinforzati i primi , e tornati in campo, passarono il ponte di san Procolo , sul Senio, e colà si stettero. I Ghibellini , avvisati di ciò , usciron loro incontro , e venuti alle mani, i Bolognesi colla parte Guelfa toccaron la peggio ; e restarono sul campo frai molti, Ugolino Tebaldi, Iacopino Beccadelli, e Rodolfo Paci. Alberghetto Manfredi , precipitato di sella, e da'destrieri calpestato, condotto ad Imola, tosto morì.
Fu questa rotta di tanto sgomento ai Bolognesi, che come meglio poterono, nella propria Città si fortificarono. E ricorsi a quanti avevano confederati, siano Imolesi, siano banditi di Faenza, e della Lombardia e di Toscana, ripartirono di Bologna col Carroccio (ao Aprile)» e ritornarono in campo presso il suddetto ponte di san Procolo, i cui dintorni andavano scorrendo, infestando ed assalendo con poca fortuna. Finalmente ( j3 Giugno) gran numero de' Lambertazzi ricovrati in Faenza, comandati dal Pretore Maghinardo da Sosenana, usciti dalla Città in ordinanza, si lasciarono vedere ai nemici. Ma i Geremei il dì appresso avanzarono sino al monastero di san Prospero, scorrendo il paese e guastando ogni cosa: e i Lambertazzi , avendo in loro aiuto i Forlivesi, i banditi di Ravenna, Guido di Montefeltro, valentissimo condottiere, e Guido Novello col figliuolo Manfredi , e i Conti Bandino, Tancredo , Ruggero e Tigrino , figliuoli di Guido Conte di Modigliana, e i fuorusciti di Rimini e di