Giuseppe Di Febo
Psicopedagogia dell'umorismo


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     Una dozzina di anni fa' un grande piroscafo naufragò nelle vicinanze di Dieppe; alcuni viaggiatori si salvarono a grandi stenti in una barca. Dei doganieri, che erano accorsi in loro aiuto, cominciarono a domandare loro "se avessero niente da dichiarare" (4, p. 31).
     Il comportamento dei doganieri è ridicolo perché riflette un comportamento meccanico. Ripete "automaticamente" ciò che ha imparato senza cercare di adattarlo alla situazione specifica. Il riso ha dunque la sua funzione essenziale nell'essere un "correttore" sociale.
     Cerca di correggere espressioni o comportamenti non appropriati. Il riso è un castigo, una punizione diretta verso qualcuno. La punizione, o anche la paura di questa punizione, rimette colui che sbaglia sulla strada giusta.

1.1.3 La teoria di Pirandello

     Luigi Pirandello definendo l'arte umoristica come "arte d'eccezione" (34, p. 21), distingue il senso materiale dell'humor latino dall'humor inglese, diversi nell'essenza.
     Ogni popolo, egli afferma, "ha un suo proprio umore. L'errore comincia quando quest'umore, naturalmente mutabile nelle sue manifestazioni secondo i momenti e gli ambienti, è considerato, come comunemente il volgo suol fare, quale umorismo; oppure quando per il solo fatto che gli inglesi chiamarono humour questo loro umore nazionale, mentre gli altri popoli lo chiamarono altrimenti, si viene a dire che soltanto gli inglesi possiedono il vero e proprio umorismo". Per Pirandello l'umorismo "scompone, disordina, discorda" e gli umoristi in genere sono "ribelli alla retorica", cioè alle leggi esterne della tradizionale educazione letteraria. Infatti la retorica insegnava non a creare la forma, ma ad imitarla, a comporla esteriormente, insegnava a cercare la lingua fuori, come oggetto, e naturalmente nessuno riusciva a trovarla se non nei libri, in quei libri che essa aveva imposto come modello, come testi. L'umorismo non può fare a meno della "lingua viva e della forma che si crea"; così è facile rilevarlo nelle espressioni dialettali, nella poesia maccheronica e negli scritti ribelli alla retorica. Analizzando le opere umoristiche sorge un sentimento comune che Pirandello chiama "sentimento del contrario", il contrario di tutto ciò che dovrebbe essere.