Giulio Adamoli

I Sotterranei del Castello di Besozzo
di Augusto Fichtner






Un cunicolo del castello

        L'autore di questo articolo nacque e visse per molti anni in un appartamento facente parte delle numerose abitazioni che sorsero sul nucleo originario del Castello, a partire dal quattrocento, sino ai primi del novecento, e in gioventù sentii raccontare dai vecchi abitanti del circondario, che la zona sottostante il castello, era intersecata da cunicoli e sotterranei. Di uno, di cui si parlerà ampiamente, è conosciuto molto bene dall'autore, per essere stato teatro dei suoi giochi, come lo è dagli anziani abitanti della zona, poiché fu utilizzato durante la guerra come rifugio anti aereo; altri sono stati “scoperti” durante la recente visita al castello, oppure gli furono descritti, da parte dell’attuale proprietario della parte più antica del castello, che cortesemente gli permise anche di effettuare la visita nella sua proprietà, assicurandosi in questo modo dell’esistenza, in alcune zone delle mura, di passaggi sotterranei. L'articolo è corredato di foto per illustrare e rendere più comprensibile l'elaborato.

        Besozzo Superiore, si trova su uno sperone di roccia calcarea, con andamento nord – sud: questo sperone, al suo termine forma una sella dove sulla sommità più a nord, si trova la chiesa parrocchiale e nel due-trecento si ergevano un paio di conventi confinanti con una fitta selva (sino agli anni 60 del 900 dietro alla chiesa, iniziavano campi coltivati e fitti boschi), mentre sull’estrema punta rivolta a sud, in periodo longobardo fu eretto un fortilizio, forse su un precedente avamposto romano tant’è che in alcune parti delle sue mure vi sono inseriti avanzi di mattoni romani facenti parte di pavimenti. Dopo il millecento, fu notevolmente ampliato, tanto da possedere nella parte rivolta al nord est, che degrada dolcemente verso la sella, tre, forse quattro, cerchia di mura. Dai resti, notevolmente ben conservati, se ne può dedurre che nel duecento era un castello di una certa dimensione e la sua posizione lo rendeva imprendibile, e certamente non per sete, all’interno del castello vi erano, in diverse zone, ben 14 o più pozzi. A Besozzo Superiore la rete idrica fu installata solo negli anni 60 del 900, e sino a quel momento ogni casa, ogni palazzo, aveva uno o più pozzi cui attingere acqua potabile fresca e abbondante in ogni mese dell’anno.
        Durante la guerra fra i Toriani e i Visconti, questo castello non ebbe a soffrire danni, come invece li dovette subire il dirimpettaio castello situato nel comune di Brebbia: questo infatti, fu completamente raso al suolo (da fonti ben informate, risulterebbe che tutta la parte sotterranea, sia ancora intatta), forse perché era strategicamente più importante, e più facilmente conquistabile di quello di Besozzo, a causa della sua posizione orografica; da qui si poteva controllare ad ovest, il lago ed il territorio che va dalle cave di Baveno sino a Sesto Calende, a sud la pianura sino a Milano (anche con un modesto binocolo, si può vedere la Madonnina del Duomo), e ad est il territorio situato fra Varese e Besozzo. Sembrerebbe che quello di Besozzo non sia stato interessato direttamente dal conflitto, poiché erano infeudati i Besozzi, famiglia nobile di Milano originaria di Besozzo, da sempre fedele ai Visconti, qui ci si limitò, in seguito, per ragioni sconosciute, ad abbassare di un piano, forse due, il Mastio. Sembrerebbe che stessa sorte sia toccata ad altre costruzioni in origine chiaramente delle torri.
        Partendo dal presunto accesso al castello primigenio, (foto 1 - foto 2) le antiche mura procedevano verso ovest, sino al punto ove oggi vi è la chiesa dedicata a Sant’Antonio: qui le mura con una curva volgono verso sud-ovest, e in questo punto si può notare che le mura sono due, su cui nel quattro/cinquecento fu edificato un edificio creando sulla curva uno spiazzo, ora sbarrato da un cancello, da dove partiva, ancora oggi è visibile, una specie di galleria (foto 3) che attraversando tutta la costruzione, sbucava in prossimità delle cantine del castello Adamoli, di cui si dirà in seguito. Si può ancora vedere (foto 4) che questo lato era pressoché impossibile scalare, (per quello che se ne può dedurre era molto alto e nel 400, divenne il muro di sostegno di un’ala del Palazzo o castello Besozzi - Adamoli, com’è comunemente chiamato), poiché oltre all’altezza delle sue mure, ai suoi piedi vi era una ripida scarpata, lunga un paio di centinaia di metri, (la parte di competenza del castello Adamoli, nel 700/800 fu trasformata in un lussureggiante parco) la cui base, era lambita dalle acque del fiume Bardello, che collega il lago di Varese con il lago Maggiore, a quel tempo più profondo dell’attuale, e molto più largo: inoltre in quella zona, il fiume esce da una gola formata da due colline anch’esse di calcaree, che contribuiscono a far aumentare la velocità dell’acqua. Le due cinta di mura, una come detto inglobata nel Palazzo Adamoli che proseguendo, diventa, il muro di sostegno di un terrapieno dove insiste un Mastio, (foto 5) l’altra si congiunge all’estremità dello sperone, con una torre alta 25 metri, staccata dal terreno su cui insiste il mastio, ed è collegata con questa parte con un muro alto 4/5 metri la cui sommità larga mezzo metro o poco più, permette l’accesso con la sommità di questa torre (foto 6). La parte rivolta verso il Mastio è priva di muro, e forma un locale molto ampio, (foto 7) con alcune feritoie praticate nei tre lati pieni, l’accesso a questo locale, era possibile una volta, mediante una scala di tre gradini di cui rimangono degli avanzi perché distrutti con la costrizione di una piscina, e nel muro rivolto al parco, vi è l’entrata dell’ennesimo sotterraneo (foto 8) ora chiuso con una colata di cemento da cui fuoriesce un tubo di servizio per la piscina, mentre evidentemente il resto è andato distrutto con la costruzione della piscina stessa, e probabilmente permetteva un accesso nel Mastio. Nel lato della stessa torre, al livello del bordo della piscina, si può ancora notare una volta in mattoni. Proseguendo verso sud, alla base del muro citato, si trova quello che si potrebbe pensare una seconda torre la cui superficie è molto ampia (foto 9). alla base del muro fra le due torri, si ha un cunicolo, che il proprietario sostiene di essere un sotterraneo che collega/va le varie parti delle mura (foto 10) e che nella stessa direzione (foto 11) ad una distanza di un centinaio di metri, si può vedere un apertura, ad una certa altezza dal suolo, probabilmente un passaggio verso l’esterno, nella cinta stessa, ma non è stato possibile osservarla da vicino poiché è situata in una zona privata.
        A sud, all’imbocco della strettoia dove esce il Fiume, nel medioevo esisteva una chiesa dedicata a San Cristoforo, località che ancora oggi porta questo nome, e sui resti, forse nell’ottocento, fu edificata una villa, abbattuta anni or sono per far posto ad un condominio; Il mio accompagnatore, mi assicura che un suo amico imprenditore edile, gli ha detto che al momento della demolizione della vecchia struttura, si scopri una galleria che era rivolta verso il mastio (foto 12, scattata dando le spalle al luogo ove dovrebbe esserci il passaggio). Era una via di fuga? Sicuramente chi sbucava in questa zona, difficilmente sarebbe potuto essere scoperto poiché qui erravi una selva, ancora ben conservata sino agli anni 40 del 900, Addossata alla torre (di cui alla foto 6), con un andamento nord – est, si hanno ancora due costruzioni che sembrano dei terrapieni oppure delle ampie torri, addossate, e a parecchi metri più in basso al muro o mura, che parte dal mastio che con una curva si perde nell’attuale castello Cadario (vedi foto 9)

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