Gelasio Adamoli - La direzione de "L'Unità" (1951-1957) - Lettere al Direttore


La "spesa" del cittadino sovietico (1953)

Ho ascoltato la sua conferenza ai vigili urbani su alcuni aspetti della vita nell'URSS. Non ho saputo spiegarmi perché, come lei ha detto, i negozi di Mosca pur essendo alcuni di essi aperti anche di notte, sono sempre affollati di compratori. (Un vigile urbano di Genova)

           Tutti i giornalisti che si recano nell'URSS non mancano di fare il «pezzo» sullo spettacolo della folla che, ogni giorno, si muove nei magazzini e nei negozi delle città sovietiche, grandi o piccole che siano.
           Particolarmente gli inviati della stampa borghese - quelli che parlano della «Russia» come di un altro pianeta, usando spesso lo stile dei cosidetti romanzi di «fantascienza» - indugiano su questo aspetto della vita sovietica, dandone le più buffe, nonché contraddittorie, interpretazioni. Descrivendo certe file di compratori, in composta attesa del loro turno, che si vedono in questo o quel negozio, si compiacciono parlare di «fatalismo slavo» o di «rassegnata pazienza moscovita» e non pensano che i «fatalismi» e le «rassegnazioni» non costituiscono monete di scambio e che per comperare occorre anzitutto aver dei soldi da spendere...
           Del resto è facile comprendere che un visitatore occidentale - usiamo questo termine nel senso politico che attualmente gli si vuole attribuire - abbia cento motivi di stupirsi per vedere affollati non solo i grandi magazzini di abbigliamento o di alimentari ma anche gli eleganti negozi di pelliccerie, di gioielli, di apparecchi elettrodomestici.
           Anche il più allenato «reporter» della stampa gialla che giunga a Mosca con il compito di descrivere la miseria e la tristezza di un popolo, quando si trova a dover fare la coda se vuol comprare un orologio d'oro o una macchina fotografica o quando non riesce a trovare un posto al Gran Teatro se non usufruendo di cortesi privilegi concessi agli stranieri, deve certamente essere portato a riflettere a quanto ingrato può diventare anche il più affascinante mestiere...
           Quali sono i motivi per cui nell'URSS i negozi di qualunque tipo, dalle librerie alle birrerie, sono costantemente affollati? Cerchiamo di vederli rapidamente assieme.
           Ho chiesto a Mosca, ad un operaio, aggiustatore in una grande acciaieria, di farmi conoscere le cifre delle sue entrate e delle sue spese. L'operaio in questione è ammogliato ed ha due figli: egli attualmente gode di un salario mensile di 2000 rubli. Le spese fisse mensili che deve sostenere sono le seguenti: imposta sul reddito 100 rubli, fitto 32 rubli (1.50 per cento del salario, mentre in Italia il fitto incide per oltre il 30 per cento sul salario medio), gas, luce e acqua 20 rubli, spese varie 100 rubli, vitto (tre pasti al giorno con carne tutti i giorni, oltre the al pomeriggio e kefir, una specie di Yogurt, la sera, prima di andare a letto) sulla base di 30 rubli al giorno e per un totale quindi di 900 rubli al mese.
           Le spese fisse mensili della famiglia del mio intervistato - famiglia che possiamo considerare tipo - ammontano quindi a circa 1150 rubli: restano a disposizione per i divertimenti e per gli acquisti di generi non di prima necessità circa 850 rubli al mese. Ciò vuol dire che oltre il 40 per cento del salario è destinabile alle spese per la cultura, per la ricreazione o per gli acquisti più vari. Quando si pensi che il salario medio di un operaio italiano è sufficiente per soddisfare solo il 60 per cento dei bisogni elementari della vita, si può avvertire chiaramente perché, dalle nostre parti, non si debba fare a gomitate per comperare non dico un apparecchio televisivo o un braccialetto d'oro, ma un vestito o un paio di scarpe.
           Inoltre nell'URSS la capacità d'acquisto del cittadino sovietico è in continuo aumento per i fenomeni congiunti dell'elevamento del salario da una parte e del ribasso dei prezzi dall'altra.
           Mi diceva il compagno operaio con il quale mi sono intrattenuto su tale questione, che subito dopo la guerra il suo salario mensile era di 1300-1400 rubli e che attualmente. dopo il sesto ribasso dei prezzi deciso dal governo sovietico, con la stessa spesa sua moglie può comprare una quantità doppia di pane, di carne, di burro, di zucchero.
           Il ritmo incessante dell'aumento delle capacità di acquisto del cittadino sovietico ha posto un grande problema all'economia sovietica, quello di adeguare la produzione dei beni di consumo e l'attrezzatura della loro distribuzione al crescente benessere del popolo.
           E' un problema la cui illustrazione richiederebbe delle considerazioni che porterebbero lontano il nostro discorso. Credo sufficiente ricordarle che alla recente sessione del Soviet Supremo, il compagno Malenkov, dopo aver constatato gli ulteriori sviluppi dell'industria pesante e riaffermato che tale industria resta la chiave di volta dell'economia socialista, ha posto con forza l'esigenza di un deciso aumento nella produzione dei generi alimentari e dei manufatti e di un miglioramento della qualità dei beni prodotti.
           L'economia sovietica si è già sicuramente indirizzata sulla strada indicata dal Soviet Supremo e il 23 ottobre scorso venivano annunciate alcune importanti decisioni prese dal Consiglio dei Ministri che si concretano nell'aumento generale della produzione dei beni di consumo con indici che vanno dal 100% al 1000% (ad esempio la produzione dei frigoriferi e delle macchine lavatrici dovrà essere decuplicata entro il 1955). Entro il 1956 entreranno in funzione nell'URSS 40.000 nuovi negozi di vendita al dettaglio e 11.000 nuovi ristoranti e caffè.
           La ragione degli affollamenti nei negozi dell'URSS ha dunque un suo motivo nell'attuale non adeguata attrezzatura dei locali di vendita, ma il primo motivo è in quegli 850 rubli al mese che, oggi, la più modesta famiglia sovietica è in grado di poter spendere dopo aver largamente soddisfatto i bisogni fondamentali della vita.
           Credo che a lei, vigile urbano di una grande città come Genova, non sia facile comprare libri, andare a teatro o arredare modernamente la casa come è facile al suo collega di Mosca, di Leningrado, di Vladivostok, pur essendo lei un bravo lavoratore quanto lo sono i suoi colleghi sovietici.
           Non le pare che non abbiamo tutti i torti quando chiediamo che sia posto il «segnale verde» sulla strada del progresso?




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