Gelasio Adamoli - La direzione de "L'Unità" (1951-1957) - Lettere al Direttore


Domande diversive (1953)

Nel caso che Tito occupasse prepotentemente Trieste e la zona A quale dovrebbe essere l'atteggiamento dei comunisti? (Federico Tartarini - via Genova, 115 - La Spezia)

           Mi dici che questa domanda è stata presentata in una riunione di compagni e non ho niente da dire in proposito, poiché è giusto e necessario che i compagni discutano ogni questione che venga posta. Ciò non toglie però che tale domanda presenti chiaramente il suo certificato di origine, poiché essa appartiene a quel vecchio bagaglio dell'anticomunismo che tende ad offuscare il patriottismo dei comunisti ed è nello stesso tempo un esempio del contrabbando delle pseudo-tesi della propaganda avversaria a cui anche ottimi nostri compagni possono trovarsi soggetti.
           Tale domanda inoltre, posta nell'attuale grave situazione creata dalla politica atlantica, ha carattere diversivo, poiché tende ad allontanare la questione di Trieste dal tema fondamentale del momento, che è quello della salvaguardia dell'integrità del Territorio Libero e della salvezza della pace.
           Oggi dal focolaio di guerra e di provocazione alimentata dall'atlantismo nel Territorio Libero si levano bagliori di luce sinistra ed oggi non si tratta di discutere che cosa faremmo o non faremmo in una eventuale circostanza futura, di cui nessuno può conoscere gli aspetti concreti, ma di agire per evitare che il parallelo della guerra imperialista si sposti nella Venezia Giulia.
           La mala pianta della politica servile dei vari governi d.c. ha dato i suoi frutti di tosco anche per il problema di Trieste e le sparate patriottiche di Pella, non solo erede ma corresponsabile delle politiche di De Gasperi, non servono a districare il nostro Paese dal groviglio delle contraddizioni del sistema atlantico o a farlo uscire dal pantano del servilismo.
           I carri armati, con la stessa marca americana sulle torrette, si muovono da una parte all'altra della frontiera orientale, gli stessi fili che partono da Washington e da Londra passano sia per Belgrado che per Roma: mai come in questa circostanza a tutti gli italiani onesti dovrà essere apparso chiaro quale bene prezioso sia la indipendenza nazionale e quanto grave la dispersione di questo bene che hanno voluto fare i governi clericali.
           Che significato può avere, in questa situazione, porre in discussione quale sarebbe il comportamento dei comunisti nel caso di un'aggressione titina se non quello di deformare i termini attuali e concreti dell'azione che si impone oggi al popolo italiano, se non quello di fare accettare, in qualche modo, un concetto di discriminazione fra italiani?
           La responsabilità della situazione di Trieste, risale anzitutto al fascismo che, con le sue guerre di rapina, ha aperto delle profonde ferite nelle nostre frontiere orientali e risale poi all'attuale classe dirigente italiana che, legando il nostro Paese al carro dell'imperialismo americano attraverso i suoi governi più o meno d'affari, ha impedito che la questione di Trieste si avviasse alla giusta soluzione sulla base degli interessi nazionali.
           Non è certo ai comunisti, che hanno combattuto sempre il fascismo e che hanno costantemente lottato contro la politica rinunciataria e servile del governo d.c., che possono essere rivolte domande che, di fatto, vorrebbero mettere in discussione lo spirito patriottico dei militanti del grande partito della classe operaia.
           I comunisti nei confronti del problema di Trieste hanno sostenuto sempre una soluzione che gli avvenimenti successivi hanno dimostrato giusta e corrispondente ai nostri interessi: lo sgombero di tutte le truppe straniere sia dalla Zona A che dalla Zona B - previsto dal trattato di pace mai applicato dalle potenze occidentali - condizione preliminare per permettere alle popolazioni di quelle terre di decidere, anche attraverso la forma democratica del plebiscito, della propria sorte.
           Devi dire ai compagni con i quali ti sei trovato in discussione che il nostro compito è oggi quello di far conoscere nel modo più largo possibile, quanto chiara, giusta, e profondamente patriottica, sia stata sempre la posizione dei comunisti anche sul problema di Trieste. E ciò non per uno sterile orgoglio di partito, ma per rafforzare il fronte della pace e dell'indipendenza nazionale.
           A coloro che pongono domande diversive o provocatorie sono i fatti che danno una solenne risposta, sono i fatti che dimostrano che i comunisti sono sempre stati in prima linea per la difesa della Patria, che i comunisti in tutte le circostanze hanno dimostrato non solo di sapere agire secondo gli interessi veri della Nazione, ma anche di saper indicare a tutto il popolo italiano la strada da battere per tenere alto l'onore del nostro Paese.




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