Gelasio Adamoli - La direzione de "L'Unità" (1951-1957) - Lettere al Direttore


Vacanze nell' URSS (1953)

Nel tuo articolo «Così passano le vacanze» abbiamo letto che, attualmente, quattro milioni e mezzo di lavoratori sovietici trascorrono il loro periodo di ferie nelle case di riposo, non molti rispetto alle diecine di milioni di lavoratori che vivono nell'U.R.S.S. Discutendo fra di noi, qualcuno è giunto alla conclusione che solo una minoranza ha il privilegio di trascorrere in un modo così suggestivo le proprie vacanze. (Un gruppo di operai del Cantiere Navale di Sestri)

           Parlando delle case di riposo e di cura che sono sorte a migliaia nelle zone più salubri del territorio sovietico, io ho voluto riferirmi ad un tipico aspetto della vita nuova che si è creata nella società socialista.
           Ma esso non è certamente l'unico aspetto delle vacanze per i lavoratori sovietici poiché, come giustamente avete rilevato, solo una minoranza di lavoratori può trovare accoglienza, oggi, in tali magnifici stabilimenti: si calcola infatti che tale forma di villeggiatura raccolga il 10 per cento dei lavoratori e delle lavoratrici.
           Stabilito questo, sarebbe profondamente errato concludere che per gli altri lavoratori le ferie si risolvano, come avviene per la stragrande maggioranza degli operai e degli impiegati italiani, solo nell' assenza dal lavoro.
           Nell'URSS lutti i lavoratori, secondo quanto stabilito dalla Costituzione sovietica, godono del diritto al congedo pagato e sono messi in grado dalla società socialista — ed è questa la cosa più importante — di poter trascorrere le loro vacanze nel modo migliore e lontani dalla sede normale di lavoro.
           Il lavoratore che va in ferie non solo percepisce in anticipo il salario che maturerà nel corso della sua assenza, calcolato sulla media dei salari già percepiti e comprensivi di premi, cottimi, e di qualunque altro elemento aggiuntivo, ma gode di particolari vantaggi economici che assumono forme diverse secondo il tipo di villeggiatura preferita.
           Al lavoratore viene lasciata piena libertà di scelta sul modo e sul luogo ove intende trascorrere le sue vacanze. La forma più razionale, poiché assume l'aspetto di una vera e propria cura, è quella del soggiorno in una casa di riposo, nella quale si accede o gratuitamente o sostenendo una spesa molto ridotta.
           Attualmente il 20 per cento dei buoni di soggiorno per le case di cura e il 10 per cento dei buoni per le case di riposo sono distribuiti gratuitamente a lavoratori e a lavoratrici (operai, impiegati, professori, ufficiali, ecc.) che abbiano acquisiti particolari meriti nel lavoro o che si trovino in determinate condizioni: ad esempio, i feriti di guerra e le vedove di guerra usufruiscono dei buoni gratuiti.
           Gli altri lavoratori pagano un terzo del costo effettivo della retta giornaliera, rimanendo gli altri due terzi a carico dei sindacati e delle organizzazioni di categoria.
           Coloro che non intendono recarsi ad una casa di cura o di riposo dispongono di un premio che viene versato dalle aziende nel momento in cui inizia il periodo delle vacanze, premio variabile secondo l'anzianità di servizio e che oscilla fra il dieci e il trenta per cento del salario annuo, in una misura quindi sempre superiore all'importo di una mensilità.
           In che modo questi lavoratori trascorrono le vacanze? Nei modi più svariati: in campeggi, in alberghi costruiti nei centri più famosi di villeggiatura, in ville affittate nei dintorni delle grandi città, in pensioni, in viaggi turistici con le «roulettes» (piccole case viaggianti trainate da automobili). L'attrezzatura turistica in tutto il territorio sovietico è vastissima ed è tale da soddisfare pienamente il desiderio di viaggiare, di conoscere il proprio paese che è vivo in ogni cittadino sovietico.
           In Crimea (che si raggiunge da Mosca con una modernissima autostrada, lunga circa 2000 km o negli Urali o nel Caucaso o nelle zone boscose che fasciano le città sovietiche, si scorgono con grande frequenza dei cartelli con la scritta «Pionir lager»: è la indicazione dell'esistenza di campeggi organizzati nei quali sostano comitive di ragazzi, di studenti o di lavoratori che si spostano continuamente da una zona all'altra.
           Gli alberghi per turisti (ricordo come una visione di sogno l'albergo, tutto di legno, lavorato come un ricamo, che a 2000 metri di altitudine sulle montagne del Caucaso, si specchia nelle acque verdi del lago Riza) sono molto confortevoli e la loro retta, fissata dal Soviet locale, è accessibile alle possibilità di qualsiasi lavoratore.
           Così pure il soggiorno nelle tipiche villette di legno, le famose 'dace', dai colori sempre così freschi da sembrare tutte di recentissima costruzione che si nascondono nei boschi o che si affacciano sulle rive dei grandi fiumi, appare molto gradito alle famiglie sovietiche.
           Del resto chi non gradirebbe viaggiare o sostare in magnifici stabilimenti o in confortevoli alberghi o nella tranquilla pace di boschi secolari?
           Si tratta solo di poterlo fare e ciò, nell'URSS, tutti sono in grado di poterlo fare.




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