Gelasio Adamoli - La direzione de "L'Unità" (1951-1957) - Lettere al Direttore


Avvocati nell'URSS (1953)

Vorremmo conoscere i compiti degli avvocati nell'U.R.S.S. e come essi esercitano la loro professione. Secondo qualcuno l'avvento di una società socialista significherebbe la scomparsa dell'antica e nobile professione dell'avvocatura. (Alessio Ferrari - Via G. B. Murano Genova-S. Fruttuoso)

           Per ragioni indipendenti dalla mia volontà (l'affettuosa premura verso il nostro giornale, che dimostrano i nostri avversari in genere e la polizia in particolare, mi porta ad essere un «imputato» quasi professionale), ho spesso occasione di intrattenermi con degli avvocati, nell'esercizio delle loro funzioni, mentre nei corridoi del Tribunale attendo la chiamata per il processo a cui sono interessato.
           E' frequente che questo o quell'avvocato mi chieda, certamente con piena convinzione: «Cosa faremmo noi in una società socialista dove è lo Stato che provvede a tutto? Dove andrebbe a finire la nostra indipendenza e la nostra dignità professionale?».
           Ti capita di sentire da giovani avvocati, e, purtroppo, anche da non più giovani avvocati, pur sempre alle prese con le difficoltà del «farsi un nome» e che spesso sono costretti ad esaurire la loro scienza giuridica e le loro capacità oratorie in qualche causa di sfratto o di furto di tubi di piombo, che una società di tipo collettivistico, per la sua stessa struttura, non permetterebbe lo sviluppo di una carriera forense. Inoltre, si dice, la scomparsa degli imprenditori significherebbe la scomparsa di gran parte delta clientela.
           Non c'è dubbio che il rapporto fra le varie professioni è diverso in una società socialista da quello di una società capitalista. Nelle nostre Università la facoltà di legge risulta la più affollata, nelle Università sovietiche sono le facoltà di ingegneria, di architettura, di medicina che più attraggono la gioventù studiosa. Nell'Unione Sovietica, inoltre, si sviluppano alcune professioni che nei paesi capitalistici sono quasi del tutto ignorate. Ad esempio, migliaia di agronomi si laureano ogni anno nelle Università dell'URSS: credo che, nel nostro Paese, il censimento degli studenti in agraria o dei dottori in agraria sarebbe fatto con grande rapidità.
           Certamente ciò non dipende dal fatto che i sovietici nascono con «l'inclinazione» all'ingegneria o alla scienza agraria mentre gli italiani nascono con l'«inclinazione» all'avvocatura o alle belle lettere. Credo che anche coloro i quali non accettano le concezioni marxiste, riconoscano il peso che esercita nell'orientamento dei giovani verso la vita l'ambiente sociale nel quale essi si muovono, senza con questo voler negare l'influenza, spesso rilevante, delle tradizioni o delle caratteristiche dello sviluppo culturale di ciascun popolo.
           Tutto questo andava detto per spiegare perché il numero degli avvocati nell'Unione Sovietica è minore, in termini relativi alla popolazione, di quello degli Stati capitalistici: non fosse altro che per la caduta della criminalità e dello stesso spirito litigioso che trova la sua origine nei contrasti di interesse, tipici di una società divisa in classi e nelle quali domina il concetto individuale della proprietà su quello sociale (a Mosca, una città di circa 7 milioni di abitanti, gli avvocati iscritti nell'albo sono un migliaio).
           Ma chi oserebbe rammaricarsi di un tale stato di fatto? Che forse si disperdono quegli ingegni che avrebbero potuto brillare nell'avvocatura e che si trovano ad essere attratti da altri fiorenti rami della cultura e della scienza?
           Il discorso dovrebbe essere portato, invece, sulle migliaia di giovani che ogni anno nel nostro Paese si laureano in legge e che per le condizioni attuali della nostra società nazionale si ritengono talvolta fortunati se riescono a vincere un concorso per un impiego statale di terza categoria.
           Detto questo, per quanto riguarda l'attività degli avvocati nell'Unione Sovietica, va precisato che essa è caratterizzata da due aspetti: vi è l'esercizio libero della professione, così come si intende normalmente, e vi è l'esercizio della professione nell'interno delle infinite aziende commerciali e industriali dello Stato socialista le quali, per la risoluzione di numerosi problemi legali connessi con la loro attività, si avvalgono dell'ausilio permanente di tecnici del diritto, quali sono appunto gli avvocati.
           In ogni città dell'Unione Sovietica esistono i «Collegi degli avvocati» che oltre ad esercitare le funzioni tipiche di tali associazioni professionali (come ad esempio la tenuta degli albi) ne compiono altre, che discendono dalla struttura socialista dello stato.
           Il cittadino sceglie liberamente l'avvocato nel quale depone la sua fiducia e può sceglierlo anche in una città diversa da quella nella quale egli risiede. Lo studio e la preparazione della causa avviene però in forma collettiva, in gruppi di avvocati organizzati dai Collegi: ciò assicura che tutti gli elementi di fatto e di diritto di una causa vengono approfonditi e analizzati col concorso delle più varie esperienze. Lo studio della causa è quindi collettivo, pur rimanendo il suo patrocinio e la sua conclusione affidata all'avvocato o agli avvocati designati.
           Ai Collegi degli avvocati, (ai quali gli associati versano dal 30 ai 10% degli onorari) è affidata l'organizzazione, in ogni quartiere, cittadino, di «studi di consultazione e di assistenza difensiva» ai quali possono riferirsi i cittadini per la soluzione di una qualsiasi questione legale. Un altro grande canale che raccoglie l'attività degli avvocati nell'URSS è costituito, come abbiamo accennato, dalle aziende socialiste che dispongono tutte di un ufficio legale il cui compito è di uniformare alle disposizioni di legge l'attività di organismi tanto complessi.
           La professione dell'avvocatura nell'URSS assume inoltre un grande valore nazionale attraverso la partecipazione attiva degli avvocati all'elaborazione del diritto socialista per lo sviluppo dell'economia del Paese e per il progresso delle forme di organizzazione della produzione.
           Nei paesi capitalistici gli avvocati, per la struttura stessa della società in cui agiscono, possono essere ridotti a strumento dei piani di espansione individualistica del dominio economico, nella società socialista, emancipati da ogni dipendenza di classe e mantenendo tutte le possibilità di elevamento della propria esistenza secondo le capacità professionali, essi si trovano sempre in condizioni di piena indipendenza e si sentono al servizio di una intera collettività.




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